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SCIENZA

Le grandi balene possono vivere più a lungo di quanto pensavamo

Un team di studiosi ha analizzato diversi gruppi di balene, scoprendo qualcosa di straordinario: possono arrivare a vivere oltre 100 anni. Il vero problema, però, è l'impatto dell'uomo

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Maestose, gigantesche e talvolta spaventose: da secoli le grandi balene popolano il nostro immaginario al punto da essere protagoniste di romanzi straordinari, da Moby Dick di Herman Melville al più poetico Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa di Luis Sepulveda. Oggi, però, sono soprattutto al centro di un nuovo studio che riguarda la durata della loro vita. O, almeno, quella di alcune specifiche specie.

Tre ricercatori hanno infatti dimostrato che determinate razze di questi giganteschi cetacei sono in grado di sopravvivere per oltre un secolo: una scoperta eccezionale specie se si considera che, fino ad adesso, la maggior parte della comunità scientifica aveva attribuito estrema longevità soltanto agli esemplari della Groenlandia artica.

Le balene prese in esame e i primi risultati dello studio

A condurre lo studio è stato, come già accennato, un team composto da tre ricercatori: il professor Greg A. Breed, la professoressa Els Vermeulen e il professor Peter Corkeron, docenti associati di Ecologia Quantitativa, Biologia Marina e Fisiologia Animale all’Institute of Arctic Biology dell’University of Alaska Fairbanks.

I tre studiosi hanno preso in esame i cetacei appartenenti alle specie dell’Eubalaena australis e dell’Eubalaena glacialis, ovvero della balena franca australe e della balena franca nordatlantica, entrambe ad altissimo rischio di estinzione. Hanno poi utilizzato un metodo combinato per trarre le proprie conclusioni: da una parte hanno esaminato alcuni resti di balene e dall’altra hanno osservato il ciclo vitale e il comportamento di alcuni gruppi di questi specifici cetacei.

I primi risultati dello studio sono stati tanto chiari quanto tragici: come spiega dettagliatamente il lavoro del team, pubblicato su Science Advances, la prima cosa che è stata indiscutibilmente rilevata è che per lunghissimo tempo la spietata caccia condotta a livello industriale di grandi balene come capodogli, balenottere azzurre, balenottere comuni e balenottere franche ha purtroppo falsato i dati sulla capacità di vivere a lungo di questi giganti sottomarini.

I nuovi dati sulla longevità

Gli stessi resti utilizzati dagli scienziati per il loro studio appartenevano a cetacei vittime dell’incontrollata caccia che funestava i mari soprattutto negli anni Settanta. L’impatto della caccia ha a lungo reso inaffidabili i dati raccolti, considerando che anche gli esemplari sopravvissuti potevano essere gravemente feriti e dunque morire dopo l’incontro con i cacciatori.

Così, mentre fin dagli anni Novanta è noto che le balene che vivevano più serenamente nella Groenlandia artica potevano (e ancora oggi possono) raggiungere i 200 anni di età o più, anche grazie al loro lento metabolismo coadiuvato dalle acque fredde e dall’abbondanza di cibo, il ciclo vitale delle altre balene era sottostimato. Lo studio dell’University of Alaska Fairbanks, invece, ha finalmente raccolto nuove informazioni fondamentali.

I primi resoconti scientifici della lunga vita delle balene vengono dalle lamine auricolari di alcuni esemplari: al momento della loro morte ne contavano da 70 a 100, il che significa che potevano aver superato il secolo. Questo rivoluziona anche le stime sugli esemplari attualmente ancora in vita e rende ancora più urgenti le misure di protezione nei loro confronti.

L’invito a una maggior tutela

Fra le altre cose, infatti, lo studio sottolinea che proprio l’impatto della mortalità causata dall’uomo sta ancora oggi accorciando la durata della vita e il periodo riproduttivo delle balene. Anche se la moratoria sulla caccia alle grandi balene, introdotta nel 1982, ha aiutato le popolazioni di megattere e balenottere comuni ad aumentare, la strada da fare è ancora lunga.

Senza più cenni di predazione umana, le balene potrebbero riacquistare la loro longevità naturale. Non è un caso che questo studio giunga sulla scia di due notizie che hanno fatto scalpore: l’intento dell’Islanda di uccidere più balenottere comuni e quello del Giappone che, dopo un periodo di stop, vuole riprendere a cacciarle: occorre intervenire il prima possibile per restituire a questi cetacei la serenità e le cure di cui hanno bisogno.

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