Usate una VPN per scoprire la verità su Putin
Secondo il Primo Ministro britannico i russi devono sapere cosa sta succedendo in Ucraina e, affinché ciò sia possibile, devono usare una Virtual Private Network
Da quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, è partita anche una guerra di informazione, disinformazione, controinformazione e propaganda ad altissimo livello, da entrambe le parti con censure incrociate e notizie sempre più filtrate. Tanto che, ogni giorno, lo stesso evento sul campo ha una versione ucraina e una versione russa, diametralmente opposte tra loro.
Putin ha fatto di tutto, sin da subito, per imbrigliare l’informazione: sia quella classica, con il ben noto divieto per i cronisti di usare determinati termini nei loro servizi, sia quella online, bloccando anche le piattaforme social e chat attraverso cui è normalmente possibile far circolare le notizie pubblicate online. Twitter, Facebook, Instagram, WhatsApp e molte altre app oggi in Russia o non funzionano o funzionano in modo estremamente filtrato dal governo. Ma secondo Boris Johnson, Premier del Regno Unito, una soluzione c’è: in un video trasmesso tramite i canali social di Downing Street, infatti, il Primo Ministro britannico ha invitato i russi a usare una VPN.
Il messaggio di Boris: usate una VPN
In un video messaggio in cui si esprime in parte in russo e in parte in inglese, Boris Johnson ha parlato direttamente ai russi e in modo molto schietto: “Il popolo russo deve sapere la verità, deve conoscere i fatti. Le atrocità commesse dall’esercito russo a Bucha, Irpin e altrove in Ucraina hanno sconvolto il mondo. Civili massacrati, uccisi con colpi d’arma da fuoco in testa mentre avevano le mani legate, donne stuprate davanti ai figli piccoli, corpi bruciati, ammassati in fosse comuni o lasciati in mezzo alla strada. Le testimonianze della stampa sono così scioccanti e dolorose che non meraviglia il fatto che il vostro governo cerchi di nasconderle ai vostri occhi. Il vostro presidente sa che, se voi sapeste cosa sta succedendo, non dareste il vostro supporto a questa guerra“.
Poi il Primo Ministro UK va anche oltre, passando ai suggerimenti pratici informatici: “Tutto ciò di cui avete bisogno è una connessione VPN per accedere all’informazione indipendente, da qualunque parte del mondo. E quando troverete la verità, condividetela“.
Come funziona una VPN
Una VPN non è altro che una “Virtual Private Network“, cioè una rete privata virtuale. In pratica è un servizio basato su un software da installare sul dispositivo dal quale ci si connette a Intarent. Questo software procede a criptare tutto il traffico, rendendo illegibile la nostra attività su Internet.
Ma non solo: la VPN procede anche a instadrare tutto il nostro traffico su vari server sparsi per il mondo, al fine di rendere impossibile ai gestori delle reti sapere da dove ci stiamo connettendo.
E’ proprio questa la funzione di cui parla Boris Johnson: tramite una buona VPN, ben configurata, è possibile scavalcare i blocchi geografici del traffico imposti in Russia e accedere alle informazioni che gli altri utenti, fuori dal Paese di Putin, possono ottenere senza problemi.
La VPN di Boris: pioggia di critiche
Il messaggio del Premier britannico ha suscitato, su Twitter, una valanga di commenti negativi e di sfottò nei confronti del politico. Si parte da coloro che prendono in giro il Primo Ministro scrivendo che il video sembra sponsorizzato da una notissima azienda che fornisce servizi di VPN e si arriva a coloro che fanno notare che, se i russi non possono usare Twitter, Facebook, WhatsApp, Instagram né altre piattaforme di condivisione non potranno nemmeno veder mai questo video.
Altri ancora, invece, rispondono a questa critica dicendo che saranno i russi all’estero a vedere questo video e a condividerlo, privatamente, con i parenti in madre patria.
La guerra tecnologica
Polemiche a parte, però, quello di Boris Johnson è il primo caso nella storia in cui un capo di governo si rivolge direttamente ad una popolazione per consigliargli una scelta tecnica-tecnologica perché tale scelta, nei fatti, potrebbe cambiare le sorti di un conflitto.
La guerra in Ucraina, dunque, è tecnologica non solo per i razzi ipersonici, per i droni kamikaze o per quelli comprati col crowdfunding e usati dai famigerati 30 informatici ucraini per scoprire in anticipo le mosse dell’altrettanto famigerata colonna di mezzi militari russi in marcia verso Kiev.
E’ tecnologica anche per il ruolo che sta giocando (o non sta giocando, perché bloccata come in Russia) la “tecnologia di consumo“. Cioè quella tecnologia che tutti usiamo tutti i giorni per comunicare e scambiarci informazioni.
Avere una buona cultura tecnologica, conoscere i dispositivi elettronici, le app e le tecnologie disponibili, quindi, diventa ogni giorno più importante non solo per divertirsi o per lavorare, ma anche per restare liberi.