Libero
SCIENZA

Il cambiamento climatico minaccia i raccolti in primavera, ma cosa rischia di sparire?

Autunno e inverno troppo miti, piogge abbondanti: il cambiamento climatico mette a rischio il raccolto di ortaggi e frutta della prossima primavera.

Pubblicato:

Il cambiamento climatico minaccia i raccolti della prossima primavera. Un allarme che è stato lanciato dal Regno Unito a proposito delle brassicacee come broccoli e cavolfiori, ma non solo. L’Italia non è esente: “Molte sono le incognite legate alla prossima primavera”, ha affermato Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti.

L’allarme dal Regno Unito

Il Guardian ha posto l’attenzione sull’allarme lanciato dal Met Office, ovvero il servizio meteorologico nazionale del Regno Unito. Le temperature troppo miti degli scorsi autunno e inverno hanno fatto sì che i raccolti germogliassero in anticipo, ma non solo. Le forti piogge con le conseguenti inondazioni hanno impedito a molte attività agricole di piantare le colture in tempo per la prossima raccolta primaverile. In particolare questo problema riguarderebbe ortaggi come broccoli e cavolfiori, oltre ad altre brassicacee.

Il Met Office ha sottolineato che “casi del genere saranno sempre più frequenti a causa della chiara tendenza all’innalzamento della temperatura media invernale nel Regno Unito, effetto diretto del cambiamento climatico indotto dall’uomo”. Un clima “schizofrenico” con inverni meno rigidi e precipitazioni estreme sempre più frequenti sta mettendo in difficoltà i lavoratori del settore.

“Abbiamo registrato perdite nei raccolti dei cavolfiori del Regno Unito a causa delle piogge significative dell’autunno, mentre le temperature miti hanno portato i cavolfiori invernali in anticipo”, ha denunciato l’agronoma Hanna Croft al Guardian. “I nostri fornitori spagnoli, che coltivano gran parte dei nostri broccoli invernali, hanno dovuto affrontare battute d’arresto a causa delle forti piogge autunnali, che hanno causato problemi di qualità e ritardato la semina per le colture primaverili. Ciò ha fatto slittare i programmi di raccolta, il che significa che c’è la possibilità di un gap nella tarda primavera“, ha proseguito.

Guy Barter, capo orticoltore della Royal Horticultural Society, è in linea con Croft: “Penso che quello che è successo qui è che le piante sono state piantate nel periodo consueto, ma sono cresciute in modo vigoroso nel luglio e settembre umidi e nell’autunno molto mite, quindi il loro meccanismo naturale di tempistica della fioritura tramite raffreddamento è stato annullato dalle loro dimensioni più grandi del solito, quindi la fioritura è avvenuta ora anziché ad aprile“.

La situazione in Italia

L’Italia non è esente da questo problema e anche qui la raccolta di ortaggi e frutta resta imprevedibile. Ne ha parlato Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti, spiegando che “le piogge eccessive hanno causato problemi nella raccolta del radicchio nel trevigiano“, mentre “la siccità in Sicilia” ha causato da un lato la raccolta di arance di dimensioni sempre più piccole e la “riduzione consistente nella produzione dei carciofi“.

“Molte sono le incognite legate alla prossima primavera, quando negli anni scorsi le improvvise gelate e grandinate, con sbalzi termici importanti, hanno causato danni alle piante appena uscite dal riposo vegetativo”, prosegue Bazzana puntando l’accento anche sul calo nella produzione di pere e kiwi. “Il cambiamento climatico sta esasperando le variabili che, da sempre, influiscono sulla produzione agricola, che non è una fabbrica di bulloni al chiuso ma un sistema in dialogo costante con il clima. E se sulle specie arboree si ha meno possibilità di manovra, è sulle erbacee che siamo chiamati a studiare il modo più efficace per limitare, attraverso lo studio dei tempi di semina e trapianto, l’effetto del fenomeno”.

Limitare tali effetti richiede l’impiego di risorse talvolta onerose, ma una soluzione potrebbe essere “lavorare su tecniche colturali e sulla selezione genetica, che premi le varietà più resilienti e in grado di rispondere alla variabilità del clima”. Gli fa eco Claudio Cantini, ricercatore presso l’Istituto per la Bioeconomia del Cnr: “Sono anni complicati per l’agricoltura – dice – soprattutto perché registriamo andamenti climatici profondamente differenti rispetto agli storici, e molte imprese raccolgono ora, proprio a causa delle temperature troppo miti dell’autunno, quello che pensavano di raccogliere a dicembre”. Anche Cantini parla di privilegiare varietà più resistenti e di genetica, dunque di una selezione mirata da parte dei coltivatori.

Libero Shopping