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Perché la Chiesa che sembra riemersa dal nulla in Messico è proprio un cattivo segno

In Messico è successo qualcosa di strano: un'antica chiesa sommersa è tornata a mostrarsi in tutto il suo splendore. Ma è davvero un cattivo segno.

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In Messico c’è un luogo davvero speciale, che ogni anno attira tantissimi turisti: si tratta della città fantasma di Quechula, abbandonata da tempo a causa di un’epidemia. Sorge lungo le sponde del fiume Grijalva, là dove oggi una diga ha originato un ampio bacino idrico che ha sommerso le case. Qui c’è un’antica chiesa che, solitamente, rimane sotto il livello dell’acqua e di cui spunta solo la parte superiore. Nelle ultime settimane è però tornata a mostrarsi nella sua interezza, ed è un cattivo segno.

La chiesa sommersa in Messico

Si chiama Tempio di Quechula, ma è anche conosciuto con il nome di Tempio di Santiago: questa piccola chiesa messicana avrebbe dovuto servire una città che, nelle intenzioni dei suoi abitanti, sarebbe stata destinata ad un grande futuro. Invece, qualcosa di imponderabile ha letteralmente travolto il centro urbano e coloro che vi risiedevano. Stiamo parlando di un’epidemia di peste che si è diffusa tra il 1773 e il 1776, costringendo migliaia di persone ad abbandonare in tutta fretta le loro case a Quechula.

Oggi quest’ultima è una città fantasma sommersa: la costruzione di una diga sul vicino fiume Grijalva l’ha fatta finire sotto metri cubi di acqua. E il Tempio di Santiago ha fatto la stessa fine, ormai quasi completamente invisibile, ad eccezione della parte superiore che solitamente spunta dalle acque del fiume. Ma nelle ultime settimane è riemerso nella sua interezza, tanto che molti turisti lo hanno raggiunto a piedi: non succedeva dal 2002 (anche se nel 2015 il livello del fiume si era abbassato abbastanza da lasciar vedere quasi tutta la chiesa).

Il problema della siccità

Il fatto che l’antico tempio sia tornato a mostrarsi in tutta la sua bellezza, lasciando addirittura che i turisti passeggino tra le sue rovine, non è di certo un buon segno. L’abbassamento delle acque del fiume Grijalva è infatti una delle principali conseguenze dell’ondata di calore che si sta verificando in Messico in questi giorni. Le temperature superano ormai da tempo i 40°C, e la siccità sta mettendo a dura prova gli abitanti del luogo. La situazione è seria, soprattutto per coloro che sul fiume contano per la sopravvivenza della loro famiglia.

È il caso dei numerosi allevatori di tilapia, una specie di pesce d’acqua dolce che in Sudamerica trova uno dei suoi più grandi mercati – c’è anche un enorme giro d’esportazione, quindi fornisce sostentamento a migliaia di persone. La carenza d’acqua è un problema che, in questa estate appena iniziata e già rovente, potrebbe generare gravi conseguenze in Messico e non solo. Sono infatti moltissimi i Paesi che soffrono di siccità, che quest’anno ha avuto inizio con largo anticipo. Anche in Italia, il fiume Po ha livelli bassissimi e i bacini del nord sono da tempo in secca.

Questi sono tutti segnali di un cambiamento climatico in atto ormai da anni: il continuo innalzarsi delle temperature, che nei prossimi mesi dovrebbero raggiungere il picco, comporta notevoli conseguenze come il riscaldamento degli oceani e l’innalzamento delle loro acque, mettendo a rischio non solo l’uomo, ma anche l’habitat di innumerevoli creature marine. Senza contare che il caldo estremo sta facendo sciogliere a rapidità sempre maggiore i ghiacciai, causando un ulteriore aumento dei livelli degli oceani. Dovremmo invertire la rotta, ma non è così semplice. E gli effetti sono ormai sotto gli occhi di tutti.