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SCIENZA

La più antica prova di una grande tragedia storica

In alcune ossa umane sono state trovate tracce di un pericoloso batterio: questa potrebbe essere la più antica prova di una grande epidemia storica.

Archeologa che riesuma alcuni resti umani Fonte foto: 123RF

Nel corso dei millenni, l’uomo ha dovuto affrontare grandi difficoltà: carestie, guerre e calamità naturali sono solo alcuni degli ostacoli che ha incontrato sul suo cammino. Purtroppo, sin dall’alba dei tempi i nostri antenati hanno avuto a che fare anche con gravissime epidemie che hanno falcidiato la popolazione, spesso facendo tornare indietro di decenni ogni minimo progresso che avevano faticosamente conquistato. È il caso della peste, una malattia infettiva di origine batterica che si trasmette principalmente attraverso le pulci dei ratti. Forse, gli scienziati hanno appena scoperto la prima prova di una di queste tragiche epidemie.

Che cos’è il batterio della peste

La peste è una delle malattie che maggiormente hanno influenzato la storia dell’umanità, provocando milioni di morti in tutto il mondo. A causarla è un batterio, conosciuto con il nome scientifico Yersinia pestis: si diffonde principalmente grazie alle pulci dei ratti, ma possono trasmetterlo anche numerosi altri parassiti ematofagi, mettendo a serio rischio l’uomo. Oggigiorno è generalmente tenuta sotto controllo, sebbene in Paesi poveri – dove le misure igieniche sono più scarse – rappresenti ancora un problema molto grave.

In passato, tuttavia, la peste è stata responsabile di vere e proprie epidemie su scala internazionale. La più “celebre” è l’epidemia di peste nera che ha colpito l’Europa intera nel ‘300, diffondendosi a macchia d’olio dal sud del continente, dove era arrivata attraverso la Turchia. Durata circa 3 secoli, seppure ad ondate via via sempre meno frequenti, si stima abbia ridotto la popolazione europea di circa un terzo. Ma le radici di questa malattia affondano ancora più indietro nel tempo: ci sono prove che sia avvenuta un’altra epidemia ai tempi di Giustiniano, nel 541 d.C., mentre di altri eventi si hanno solo sospetti – è possibile che, con il termine “peste”, si intendesse una qualsiasi malattia letale a rapida diffusione, come il vaiolo o il tifo.

Epidemie di peste, la prova più antica

Di recente, gli esperti hanno trovato prove di un’epidemia di peste che ci portano ancora molto più indietro nei secoli. In alcuni resti umani, rinvenuti presso i siti di sepoltura dell’età del bronzo nel Regno Unito, sono state individuate tracce di batteri Yersinia pestis. La scoperta è avvenuta nelle vicinanze di Kendal, cittadina inglese situata in Cumbria: all’interno di un pozzo naturale che rappresenta un tumulo ad anello, gli scienziati hanno recuperato le spoglie di oltre 40 persone tra uomini, donne e bambini, smembrati e sepolti sotto terra.

Sottoposti alla datazione al radiocarbonio, i resti sono stati fatti risalire a circa 4.000 anni fa. E l’analisi del DNA del materiale proveniente dai denti prelevati da uno degli scheletri – probabilmente appartenente ad una donna di età compresa tra i 35 e i 45 anni – ha dimostrato la presenza di tracce dei batteri della peste. Lo stesso risultato è stato ottenuto con altri due campioni, stavolta appartenenti a due bambini di età compresa tra i 10 e i 12 anni, che invece erano sepolti a Charterhouse Warren, nel Somerset. Dal momento che il DNA si degrada molto facilmente, è possibile che anche gli altri individui avessero tracce di questi batteri, ormai scomparse da tempo.

“Questa è la prima piaga trovata in Gran Bretagna” – ha affermato Pooja Swali, studente di dottorato presso il Francis Crick Institute di Londra e autore principale dello studio, pubblicato su Nature Communications. Altre ricerche avevano individuato tracce di peste risalenti anche a 5.000 anni fa in tutta l’Eurasia, ma mai nel Regno Unito. La forma che dovrebbe aver colpito queste persone dovrebbe essere stata quella polmonare, che provoca febbre, polmonite, mal di testa e debolezza.