La crisi dei chip durerà ancora a lungo
L'industria dell'elettronica ha un problema, e anche bello grosso, già da diversi anni e, a quanto pare, lo avrà ancora per un bel po'.
Chi sperava in una conclusione a breve della crisi dei chip e della scarsità di processori di alto livello sul mercato, purtroppo, dovrà ricredersi e farsene una ragione: le innovazioni tecnologiche in arrivo non saranno sufficienti a migliorare la situazione. Dalla Corea arriva, addirittura, la notizia che le rese di Samsung per i chip prodotti con processo produttivo a 3 nm (il prossimo, che verrà usato a partire da fine 2022 per i chip in vendita nel 2023) sono così basse che il gigante dell’elettronica sarà costretto a usare tutta la sua capacità produttiva solo per i suoi stessi processori Exynos 2300, eredi degli attuali Exynos 2200 a 4 nm.
Gia oggi Samsung, secondo i rumor provenienti da oriente, ha una resa molto bassa per tutti i chip prodotti a 4 nm e, a quanto pare, non è l’unica ad avere problemi di questo tipo. Eppure, il passaggio da 4 a 3 nm sarà fondamentale per migliorare la potenza dei processori rispetto alla generazione attuale: quelli a 3 nm, infatti, possono “contenere” 1,6 volte il numero di transistor di quelli attuali, con un consumo elettrico inferiore del 50%. Ma il gioco vale la candela solo e soltanto se la resa produttiva è alta, altrimenti produrre questi super chip costa tantissimo e, per di più, se ne riescono a produrre meno di quanti il mercato ne vorrebbe. Uno scenario tutt’altro che rassicurante, dunque.
Non è colpa di Samsung
Fino a qualche settimana fa i rumor parlavano solo dei problemi produttivi di Samsung, sulla linea a 4 nm attualmente utilizzata per produrre i Qualcomm Snapdragon 8 Gen 1 e gli Exynos 2200. Voci di corridoio descrivevano Qualcomm come molto scontenta e in procinto di passare a TSMC per la produzione di Snapdragon 8 Gen 1+, in arrivo ormai a breve.
Poi, però, è saltato fuori che anche il prossimo Qualcomm Snapdragon 8 Gen 1+ prodotto da TSMC avrà gli stessi problemi di scarsa resa produttiva, surriscaldamento ed elevato consumo già visti sul Qualcomm Snapdragon 8 Gen 1 prodotto da Samsung. L’ipotesi che è stata formulata, quindi, è che il vero problema non sta nei macchinari che stampano i chip, ma nel disegno stesso dei chip.
Cioè nei core Cortex X2 di ARM, presenti in entrambi i processori. La domanda, però, nasce spontanea: se il problema sta nel core X2, perché non ce l’ha anche il chip MediaTek Dimensity 9000 che è dotato dello stesso core?
Che succederà l’anno prossimo (e l’altro ancora)
E’ chiaro, quindi, come l’industria dell’elettronica di alto livello abbia oggi diversi problemi e che non sia chiaro dove cercarli per risolverli. Il problema è che un po’ tutti i grandi produttori di chip (Apple, Nvidia, MediaTek, Qualcomm, Intel e AMD) avranno nei prossimi anni ancora bisogno di chip sempre più performanti, ma che consumano di meno.
Samsung dovrebbe passare ai 2 nm entro il 2025, come anche TSMC, mentre Intel farà lo stesso alla fine del 2024. La prima doveva produrre componenti a 3 nm anche per AMD e Qualcomm già dal 2023, ma a questo punto non è chiaro se ci riuscirà oppure no tanto che AMD avrebbe già scelto TSMC per produrre i suoi processori per server Milan-X.