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L'Europa è il continente che si sta riscaldando più rapidamente: cosa si rischia ora?

Non solo ondate di calore: il riscaldamento record dell'Europa porta con sé una serie di conseguenze negative che dovremmo prendere seriamente in considerazione

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Torniamo a parlare dei pericoli del progressivo riscaldamento che sta interessando il pianeta Terra. E, purtroppo, non abbiamo buone notizie. In particolare stavolta le bad news riguardano l’Europa, che da un anno a questa parte sembra la più probabile vincitrice di un titolo nient’affatto ambito, ovvero quello di continente più caldo del mondo. Ebbene sì, i dati raccolti dal 2023 a oggi sembrano parlare chiaro e gli esperti non possono fare altro che ribadire quanto la situazione sia sempre più drammatica.

Le implicazioni del riscaldamento globale (e in questo caso continentale), infatti, sono molto più ampie di quanto si possa pensare: termometri che salgono corrispondono a problemi per l’agricoltura, per gli ecosistemi e per la salute pubblica. Ciononostante, gli esseri umani sembrano ancora essere sordi agli allarmi e persino gli ultimi studi sembrano quasi star passando in sordina.

L’ultimo rapporto sul riscaldamento in Europa

Stiamo parlando, nello specifico, del nuovo rapporto congiunto dell‘UE Copernicus, realizzato in stretta collaborazione con l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) delle Nazioni Unite. Si tratta di un documento dettagliatissimo, comprensivo di una mappa delle temperature e di analisi aggiornate e puntuali su tutti i mutamenti del clima che la comunità scientifica ha rilevato nel corso del 2023.

L’obiettivo del rapporto (il cui nome è Meteorologica Mondiale: Stato europeo del clima 2023) non è usare termini altisonanti per confermare lo stato d’emergenza, ma cercare di individuare uno schema che metta in qualche modo ordine alle variazioni registrate. Proprio inseguendo questo tentativo, gli scienziati che lo hanno realizzato hanno sottolineato che le trasformazioni più evidenti sono quelle relative all’innalzamento delle temperature.

Secondo il rapporto, infatti, il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato nel continente, con picchi di calore superiori alla media per ben 11 mesi all’anno, compreso il settembre più caldo mai registrato. Una tendenza che non sembra essere destinata a invertirsi e conduce inevitabilmente a conseguenze disastrose.

Le conseguenze

Come si legge nel rapporto, infatti, «gli impatti dei cambiamenti climatici hanno continuato a manifestarsi in tutta Europa, con risvolti disastrosi ed eventi meteorologici estremi». Un’altra delle finalità del documento, dunque, era ed è quella di rendere prioritario lo sviluppo di misure di mitigazione e adattamento che permettano, se non di correre ai ripari, almeno di difendersi da quelli che sono i terribili contraccolpi del riscaldamento globale.

Il caldo estremo è solo uno dei risvolti. Più il continente si riscalda, per esempio, più sono a rischio gli oceani, che si stanno via via acidificando a causa dell’assorbimento dell’anidride carbonica atmosferica, con gravi conseguenze per gli ecosistemi marini, inclusi pesci, coralli e molluschi.

Non solo: a cambiare sono anche i modelli di precipitazione, che in alcune aree europee diventano inesistenti e in altre si intensificano, dando vita a regioni insolitamente aride e a regioni sempre più colpite da piogge intense e inondazioni. Ancora, per via del riscaldamento aumentano i fenomeni meteorologici estremi: tempeste, uragani e ondate di freddo stanno diventando più frequenti e intensi.

I prossimi passi

Alla luce di tutto questo, dunque, quali sono i prossimi passi? Le risposte, purtroppo, restano sempre le stesse: occorre impegnarsi su più fronti e adottare misure su scala globale, nazionale e individuale. Sono sempre di più gli scienziati che, per esempio, chiedono a gran voce la riduzione delle emissioni di gas serra e la cessazione dell’uso di combustibili fossili per produrre energia. Contestualmente, occorrerebbe proteggere le foreste che, agendo come serbatoi di carbonio, assorbono CO2 dall’atmosfera.

Attualmente, purtroppo, non sono stati fatti grandi passi in queste direzioni. L’unica cosa che si può fare davvero, dunque, è sperare che presto si attivi una rete di cooperazione internazionale, che fronteggi la sfida e garantisca un futuro sostenibile al pianeta.