Google potrebbe vendere Chrome e Android: sarebbe un terremoto
L'attacco a Google da parte del Dipartimento di Giustizia americano potrebbe portare ad uno smembramento del gruppo, con la vendita di Chrome e Android, ma siamo sicuri che sia ciò che vogliono gli utenti?
Google deve vendere Chrome e Android e restare fuori dal mercato dei browser web per almeno 5 anni, per ristabilire la corretta concorrenza nel mercato pubblicitario online. E’ quanto ordina il Dipartimento di Giustizia dell’amministrazione Biden, ormai in uscita dopo la vittoria di Donald Trump, e che sta per passare il caso al nuovo Governo americano, che si insedierà il 20 gennaio 2025.
Google ha il monopolio della ricerca
Secondo il Dipartimento di Giustizia americano Google ha un sostanziale monopolio nel mercato delle ricerche online, che si traduce in un monopolio della pubblicità all’interno dei risultati delle ricerche, e tale monopolio è stato favorito dal successo del browser web Chrome.
La tesi, quindi, è che grazie al fatto che Google è sempre stato il motore di ricerca predefinito di Chrome, la sua fetta di mercato è cresciuta insieme al browser stesso.
Da tale tesi deriva la richiesta di vendere Chrome e di non creare, né comprare, altri browser per almeno 5 anni, affinché ci sia tempo per ristabilire la concorrenza tra i motori di ricerca e, conseguentemente, all’interno del mercato della pubblicità online.
A rischio anche Android
Il procedimento contro Google contiene anche un capitolo dedicato ad Android, perché secondo il Dipartimento di Giustizia americano anche il sistema operativo per smartphone ha contribuito al successo del motore di ricerca di Google.
Questo perché il motore di ricerca predefinito all’interno di Android è sempre Google, esattamente come succede su Chrome, quindi anche quando cerchiamo qualcosa dalla home del telefono è quasi certo che la stiamo cercando con Google.
Quindi l’Amministrazione Biden chiede a Google anche di vendere Android o, in alternativa, modificare il sistema operativo per scollegarlo dal motore di ricerca proprietario.
Google rispondere alle accuse
La risposta di Google non si è fatta attendere ed è stata netta: quella dell’Amministrazione Biden, secondo il capo dell’ufficio legale di Google Kent Walker, è un’agenda “radicale e interventista, che danneggerebbe gli americani e la leadership tecnologica globale dell’America“.
Una risposta così forte e critica, da parte di Google, è giustificata anche dal fatto che l’azienda sa che a chiudere questo procedimento sarà un altro Governo, quello di Trump, molto più liberista e molto meno intenzionato a regolare il mercato.
Per questo motivo Google sta preparando la sua risposta, con delle proposte alternative, che saranno molto più blande di quelle attualmente ipotizzate.
Come sarebbero Chrome e Android senza Google
Anche se molto probabilmente quanti richiesto dal Dipartimento di Giustizia non si trasformerà in realtà, almeno non per i prossimi 4 anni, la questione è molto interessante anche per noi europei perché, a ben pensarci, quello che oggi afferma il Dipartimento di Giustizia USA uscente è esattamente lo stesso di ciò che dice l’Europa alle big della tecnologia da anni.
E cioè che si sono creati ecosistemi chiusi, verticali, che impediscono l’accesso a nuovi concorrenti in mercati ricchissimi, come quello della pubblicità online e (in futuro) dell’intelligenza artificiale.
Se dal punto di vista della teoria economica è tutto chiaro e, in linea di massima, anche condivisibile, dal punto di vista pratico c’è da chiedersi se uno smembramento di questi ecosistemi (soprattutto quello di Google e quello di Apple) sia ciò che gli utenti vogliono veramente.
L’esempio di Google Maps è emblematico. In Europa, per non incappare in sanzioni, Google è stata costretta a togliere dai risultati di ricerca i link diretti ai suoi servizi.
Il risultato è che, quando oggi cerchiamo un luogo su Google, non possiamo più fare clic su un risultato per passare automaticamente a quel luogo su Google Maps. Neanche cercando “luogo+maps” otteniamo il risultato sperato.
Per trovare quel luogo su Maps e, magari, impostarlo come destinazione per il navigatore, adesso dobbiamo aprire Maps e cercare quel posto direttamente su Maps. Tutto questo tutela la concorrenza, ma per la maggior parte degli utenti è un’assurda e fastidiosissima perdita di tempo.