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Hanno trovato qualcosa su una delle lune di Giove: la scoperta

Sulla superficie di Ganimede, la luna più grande di Giove, gli astronomi hanno trovato tracce di sali e di composti organici: ecco che cosa sappiamo.

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Sotto la crosta ghiacciata di Ganimede, una delle lune di Giove, si nasconde un immenso oceano: gli scienziati stanno da tempo cercando di capire la sua composizione e se, in passato, avesse avuto le potenzialità per ospitare la vita. Ora, grazie alle nuove rilevazioni della sonda Juno, è stato possibile individuare alcuni composti fino ad oggi mai notati. Si tratta principalmente di sali, ma potrebbero esserci tracce anche di molecole organiche. Ecco che cosa sappiamo su questa nuova scoperta.

Ganimede e il suo mistero

Giove è un pianeta davvero straordinario, e vanta ben 95 satelliti naturali che orbitano attorno ad esso. La sua luna più grande è Ganimede (che è anche quella dalle dimensioni maggiori in tutto il Sistema Solare): assieme a Europa, Io e Callisto, costituisce il gruppo dei satelliti medicei, senza dubbio i più studiati dagli scienziati. E proprio di recente Ganimede ci ha regalato una nuova sorpresa. Se precedenti osservazioni effettuate da Hubble e dal Very Large Telescope avevano suggerito la presenza di particolari composti sulla sua superficie, ora è arrivata la conferma.

La sonda spaziale Juno, lanciata dalla NASA nel 2011 per studiare il campo magnetico di Giove, ha compiuto un passaggio estremamente ravvicinato su Ganimede e ha raccolto immagini preziosissime del satellite. Lo strumento JIRAM (Jovian InfraRed Auroral Mapper), installato sulla sonda, è riuscito a rilevare gli spettri infrarossi della superficie della luna gioviana, offrendo agli scienziati una serie di dati dalla risoluzione senza precedenti. Ed è così che abbiamo finalmente trovato la prova dell’esistenza di sali e composti organici su Ganimede.

I sali e i composti organici trovati su Ganimede

Un team di esperti guidati dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) ha analizzato le immagini e le spettroscopie della luna di Giove, individuando per la prima volta elementi diversi dal ghiaccio di cui è ricoperta. In particolare, sono stati rilevati numerosi sali tra cui cloruro di sodio idrato, cloruro di ammonio e carbonato di sodio (o di ammonio), ma anche alcuni composti organici come le aldeidi alifatiche. Lo studio, pubblicato su Nature Astronomy, indica che la loro provenienza è endogena, “derivante dall’estrusione di salamoie sotterranee, la cui chimica riflette l’interazione acqua-roccia all’interno di Ganimede”.

In passato si credeva che i composti organici e i sali potessero raramente sopravvivere sulla superficie del satellite, a causa della vicinanza con Giove e con il suo intenso campo magnetico. Ma la regione attorno all’equatore sembra essere abbastanza protetta dagli elettroni e dagli ioni pesanti. Che cosa implica questa scoperta? Innanzitutto, la presenza di composti organici suggerisce che Ganimede possa essere un candidato papabile tra i corpi celesti in grado (almeno potenzialmente) di ospitare la vita. I sali, inoltre, ci permettono di scoprire qualche indizio in più su come la luna si è formata e in che modo si è evoluta, oltre a fare luce sulla composizione dell’oceano che si trova al di sotto della sua crosta ghiacciata.

“Come sulla Terra e su altri corpi planetari come Encelado, Europa e Cerere, la presenza di sodio in siti specifici è indicativa dell’interazione tra acqua liquida e materiale roccioso. Questa interazione potrebbe essersi verificata all’inizio della storia di Ganimede, quando le miscele di ghiaccio e roccia sperimentarono lo scioglimento del ghiaccio e l’acqua e altri volatili primordiali si separarono dalle rocce. Le aldeidi, che svolgono un ruolo importante come molecole precursori prebiotiche, potrebbero essere state presenti in un antico ambiente idrotermale” – ha affermato Federico Tosi, ricercatore presso l’INAF di Roma e autore principale dello studio.