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Il pericolo arriva dall'alto: attenzione ai detriti spaziali

Secondo uno studio dell’ESA i detriti lasciati in orbita dalle varie missioni spaziali superano i 150 milioni di pezzi, alcuni sono dei veri proiettili volanti

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Il pericolo arriva dall'alto: attenzione ai detriti spaziali Fonte foto: Shutterstock

Fino ad oggi abbiamo considerato i detriti spaziali come un tema da fantascienza o di importanza minore. Eppure una nuova ricerca portata avanti dall’Agenzia Spaziale Europea dimostra come i vari materiali di scarto lasciati in orbita dalle esplorazioni umane abbiano raggiunto e forse superato i 150 milioni di pezzi.

Questi detriti, oltre che inquinare lo spazio, causano problemi alle nuove missioni di esplorazione. Il rischio di scontrarsi con un detrito di grosse dimensioni durante la fase di partenza o di atterraggio sulla terra è molto alto per le navicelle spaziali. Inoltre esistono dei detriti di dimensioni piccolissime che è difficile segnalare ed evitare e che possono creare allo stesso modo dei danni gravissimi alle navicelle in orbita. Secondo Rolf Densing, uno degli scienziati alla base dello studio, questi materiali di scarto possono potenzialmente distruggere un veicolo spaziale.

I proiettili volanti

Si tratta di un problema che va risolto su scala mondiale. Anche perché il fenomeno è cresciuto a dismisura negli ultimi 15 anni. Nel 1993 si contavano poco meno di 8 mila pezzi di scarto in orbita. Attualmente sono 750 mila i detriti considerati come dei proiettili volanti, date le loro dimensioni piccolissime. Mentre sono oltre 5 mila i detriti con una grandezza vicina al metro quadrato. L’ipervelocità rende i detriti spaziali pericolosi, poiché anche i più piccoli detriti possono raggiungere le 17.500 miglia orari e potrebbero infliggere danni abbastanza gravi a qualsiasi tipo di veicolo spaziale. L’ESA riceve almeno un report di un rischio di collisione a settimana, in arrivo dai suoi satelliti (sono 10 in totale) attualmente in orbita. Numeri, e soprattutto detriti, che sono destinati a salire, visto anche che aziende private come SpaceX e Google sono interessate a stabilire una propria flotta spaziale e a dotarsi di diversi satelliti.