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Trovati indizi sorprendenti su Marte: la scoperta

Il rover Curiosity della NASA sta trovando nuovi indizi preziosi per quel che riguarda il pianeta Marte e la presenza di acqua in passato

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Nomen omen: gli scienziati della NASA non potevano essere più profetici nel ribattezzare “Curiosity” il rover dell’agenzia spaziale americana che è stato progettato per esplorare Marte. La sua curiosità è diventata quasi insaziabile, come confermato dalle scoperte effettuate nel corso degli ultimi mesi. Scoperte che si rinnovano di giorno in giorno.

Proprio ultimamente, questo veicolo spaziale in missione sul pianeta rosso è stato capace di individuare una regione di quello che era l’originario oggetto celeste con strutture rocciose increspate. Non è affatto un dettaglio di poco conto, soprattutto se si vuole finalmente rispondere all’annosa domanda: c’è o c’è stata vita su Marte?

L’acqua antica di Marte

Il fatto che la conformazione del terreno sia di questo tipo suggerisce come ci siano stati in passato degli enormi laghi, mentre invece in precedenza la stessa regione veniva considerata più secca. In pratica, gli strati rocciosi di cui si sta parlando si sono formati in degli ambienti che sono molto più asciutti rispetto alle regioni esplorate in precedenza. Nella stessa area, poi, sono presenti moltissimi minerali salati, il che indica come si siano depositati quando l’acqua si è prosciugata fino a diventare una sorta di rivolo. La scoperta ha fatto esultare gli astronomi, tanto è vero che si sono sbilanciati con delle conclusioni davvero sensazionali.

Secondo gli esperti del progetto “Curiosity” presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA nel sud della California, si tratta della migliore prova in assoluto che riguarda l’acqua su Marte per quel che concerne questa missione. L’analisi dei vari depositi lacustri del pianeta rosso non aveva mai portato a prove di questo tipo. Volendo essere ancora più precisi, dal 2014 il rover dell’agenzia spaziale americana ha scalato le pendici del Monte Sharp, una vetta di circa 5mila metri che era in passato caratterizzata da laghi e ruscelli. Ecco perché proprio qui doveva essere presente una biodiversità microbica incredibile.

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Gli indizi delle rocce di Marte

La risalita della montagna marziana non rappresenta una semplice esplorazione. In effetti, più si sale e più si attraversa una sorta di “linea temporale” di Marte, utile per studiare l’evoluzione del pianeta quando era molto più simile alla Terra. All’epoca, il clima dell’oggetto celeste era decisamente più caldo rispetto a quello attuale, con livelli idrici abbondanti. Del deserto gelido dei giorni nostri, invece, non c’era traccia.

Le strutture rocciose increspate sono state scoperte dopo che Curiosity aveva scalato circa 800 metri di montagna, nello specifico in quella che viene denominata “Marker Band”, un sottile strato di roccia scura che si distingue da tutto il resto. Lo strato roccioso appena descritto è talmente duro che il rover della NASA non è nemmeno capace di perforarlo per ricavarne un campione. I tentativi non sono mancati in tal senso, ma si sono tutti rivelati un fallimento.

La prossima settimana sarà decisiva per andare oltre le ultime scoperte. In effetti, l’intenzione è quella di individuare strati più morbidi di roccia, così da avere finalmente a disposizione un campione da analizzare in tutta tranquillità. Oltre alla zona delle increspature, non si dovrà comunque tralasciare la Gediz Vallis, una valle che presenta altri indizi preziosi sulla storia dell’antica acqua di Marte.