Un'invasione di pitoni "giganti": cosa sappiamo di questa specie
Sta succedendo davvero: negli USA è in corso un'invasione di pitoni giganti. Originari della Florida, questi enormi serpenti si stanno spostando verso il resto del Paese, seminando il panico
Striscianti, enormi e pronti a proliferare: gli USA stanno affrontando un’invasione di pitoni giganti, del tutto intenzionati a farsi spazio e abitare diverse aree del Paese, comprese quelle urbane. Vista l’intensa attività riproduttiva e la rapida moltiplicazione della specie, gli scienziati sono già al lavoro per trovare un modo per arginare il fenomeno che, a lungo andare, può rivelarsi pericoloso per l’uomo e dannoso per l’ambiente.
Inizialmente stanziati solo in Florida, questi serpenti giganti (si tratta, nello specifico, di pitoni birmani) si stanno spostando, in gruppi sempre più numerosi, verso la Georgia e l’Alabama. E a giocare un ruolo importante è anche il cambiamento climatico.
I pitoni giganti in Florida
Prima di parlare dell’invasione di queste creature giganti, è bene fare un piccolo focus sulla specie. Il pitone birmano è un grande serpente costrittore non velenoso, famoso per essere proprio uno dei più grandi del genere Python. Si tratta di una tipologia di serpenti che da sempre abita l’area delle Everglades, un’ecoregione paludosa subtropicale nel sud della Florida, dove si nutre di uccelli, mammiferi, anfibi e rettili.
Essendo una creatura semiacquatica, il pitone birmano è a proprio agio sia sulla terraferma che in acqua e non disdegna neanche lunghe soste sugli alberi. Le sue capacità di adattamento sono straordinarie: l’unica cosa che lo metteva in difficoltà era il clima invernale tanto che, fino a 10 anni fa, durante i periodi di gelo, moltissimi esemplari morivano. Adesso però, per via del cambiamento climatico e del riscaldamento globale, questo sistema di selezione naturale è andato lentamente a scemare.
L’invasione dei pitoni giganti
E non è tutto qui, perché c’è anche un’altra ragione per cui i pitoni giganti si stanno rapidamente diffondendo negli USA: negli ultimi cinque anni, infatti, il pitone birmano è diventato un serpente particolarmente apprezzato da chi ha l’hobby della terraristica, cosa che ha portato alla commercializzazione del rettile in tutto il Paese. Stando ai recenti dati registrati dall’US Geological Survey, proprio la vendita di questi pitoni e le conseguenti fughe occasionali e liberazioni volute (seppur illegali) ha aumentato nettamente il numero degli esemplari in età riproduttiva negli USA.
Commercializzazione e cambiamento climatico, dunque, sono le due spinte principali per questa invasione, a cui però se ne aggiunge una terza. Infatti, il South Florida Water Management District ha anche preso in esame l’ecosistema delle Everglades, scoprendo che i pitoni giganti stavano anche iniziando a soffrire la fame, perché essendo una specie altamente invasiva erano già in sovrannumero rispetto alle reali possibilità di sostentamento dell’area.
Gli studi sull’invasione negli USA
Michael Kirkland, autore di uno degli ultimi studi sulla specie e sull’attuale invasione in corso, sostiene che la più sostanziale conseguenza dell’invasione è una grave minaccia all’ambiente, perché nel loro viaggio verso gli altri Stati i pitoni stanno già banchettando con la fauna selvatica autoctona. In più, Kirkland sostiene che nonostante l’habitat e il clima nelle zone più a nord degli USA possano sembrare ostili per questi serpenti, la loro analisi genomica dimostra che la loro resilienza è estrema.
A completare il quadro già non proprio idilliaco c’è poi il fatto che i pitoni birmani si riproducono molto velocemente, dando vita in un batter d’occhio a una popolazione difficile da gestire. In collaborazione con la Florida Fish and Wildlife Conservation Commission si stanno, dunque, studiando delle iniziative per cercare di contenere i numeri, ma, almeno al momento, non ci sono ancora soluzioni definitive.