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La serie "In fiamme" è tratta da una storia vera?

Racconta un celebre caso di cronaca del 2017 che ha svelato una serie di scandali e di abusi all’interno della polizia spagnola

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in-fiamme-dietro-le-quinte-netflix Fonte foto: Netflix

Le immagini del “dietro le quinte” recentemente diffuse da Netflix potrebbero sembrare spensierate (nella foto), ma la storia raccontata da In fiamme è decisamente cupa. Questa nuova miniserie spagnola, da poco disponibile su Netflix, è infatti ispirata a una storia vera e racconta dello scandalo che nel 2017 ha coinvolto alcuni agenti di polizia spagnoli e ha scioccato l’intero Paese con casi di violenza e abusi sessuali tra gli agenti. Diretta da Jorge Torregrossa, la serie ha per protagonista Úrsula Corberó, attrice nota per La Casa di Carta.

Trama e cast di In fiamme

La serie In fiamme inizia con il ritrovamento dei resti carbonizzati di Pedro, un agente di polizia, all’interno di un’auto a sua volta bruciata. La scoperta dà il via a un’indagine all’interno della Polizia spagnola che porta alla luce un’inquietante rete di inganni, violenze e scandali sessuali.

Úrsula Corberó interpreta la protagonista Rosa, affiancata Quim Gutiérrez nei panni di Albert. Nel cast della serie ci sono anche José Manuel Poga (che interpreta Pedro), Isak Férriz ed Eva Llorach. 

La storia vera della serie In fiamme

Come accennato, la serie In fiamme si basa su un caso di cronaca realmente accaduto nel 2017, noto anche come il “Crimine della Guardia Urbana”. A maggio di quell’anno venne ritrovata non lontano da Barcellona un’auto bruciata con all’interno i resti di Pedro Rodríguez, un agente della Guardia Urbana di Barcellona di 38 anni.

Le indagini su questa morte hanno portato alla luce una serie di casi di violenza e abusi sessuali che coinvolgevano anche altri due colleghi poliziotti della Guardia Urbana di Barcellona: Rosa Peral, all’epoca trentaseienne e fidanzata di Pedro, e Albert López, 39 anni, ex fidanzato di Rosa. I tre si erano infatti in passato resi protagonisti di vicende scandalose o controverse.

Nei mesi precedenti all’omicidio Rosa Peral aveva denunciato di essere stata vittima di revenge porn, ovvero la diffusione non consensuale di materiale che la ritraeva in un momento di intimità sessuale. Il responsabile di tale atto sarebbe stato interno alla Polizia. Pedro Rodríguez era stato sospeso dal suo incarico in Polizia per aver aggredito un motociclista. In passato invece Albert López aveva preso parte a un arresto che si era drammaticamente concluso con la morte dell’arrestato, dopo la sua presa in custodia.

In seguito alle indagini Rosa e Albert sono stati accusati dell’omicidio di Pedro. Secondo l’accusa i due imputati, che nel processo si sono accusati vicendevolmente, avevano pianificato l’uccisione dell’attuale partner di Rosa così da poter tornare insieme. A marzo 2020 Peral e López sono stati ritenuti colpevoli dell’omicidio e condannati a una pena di 25 anni di carcere per Peral e di 20 anni per López, più l’obbligo di risarcire la famiglia della vittima.

In fiamme: c’è anche il documentario

Questo caso di cronaca è raccontato anche nel documentario Il caso Rosa Peral, in cui l’ex agente di polizia Rosa Peral rilascia un’intervista dal carcere. È disponibile su Netflix.

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