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SCIENZA

Adesso sappiamo qualcosa di più su una particolare attività della Luna

Non è sempre stata quella che vediamo: nuovi studi affermano che, in passato, una notevole attività vulcanica caratterizzava la superficie lunare

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Per noi esseri umani la Luna è una costante silenziosa nel cielo notturno. Affascinante e pallida, è in grado di suggestionare, di ispirare i miti e di guidare in qualche modo la scienza. Eppure non è sempre stata così: la sua evoluzione è contraddistinta da una serie di fasi importanti, alcune delle quali particolarmente dinamiche e turbolente. Un esempio lampante? Il periodo del vulcanismo.

Ebbene sì, l’apparentemente tranquilla superficie lunare nasconde un passato segnato da imponenti attività vulcaniche, che per miliardi di anni hanno plasmato il suo aspetto. Certo, non è una novità: tutti gli studiosi sanno che un tempo il nostro satellite ha sperimentato questi fenomeni. Ciò che però si è scoperto da poco è che le attività vulcaniche in questione potrebbero essere state più recenti di quanto si pensasse.

Lo studio sul vulcanismo lunare

A dimostrare che il vulcanismo lunare è molto più vicino nel tempo di quanto ipotizzato è uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Science. Condotto da un team di scienziati capeggiati dagli esperti Bi-Wen Wang e Qian Zhang, lo studio si basa sull’analisi di campioni di suolo lunare portati sulla Terra nel 2020 grazie alla missione cinese Chang’e-5.

I campioni in questione sono stati esaminati con strumenti di precisione e al centro della ricerca e degli approfondimenti del team di Wang e Zhang c’erano in particolare dei microscopici globuli (ribattezzati perle di vetro) che si formano proprio durante attività vulcaniche esplosive, quando la lava incandescente viene proiettata in aria, solidificandosi rapidamente in minuscole sfere.

Gli scienziati hanno esaminato circa 3.000 di queste perle e hanno identificato delle specifiche che confermano la loro essenza vulcanica. Utilizzando poi tecniche di datazione con l’uranio-piombo, gli scienziati hanno fatto la scoperta che ha lasciato tutti di stucco: i dati emersi suggeriscono infatti che la Luna abbia sperimentato fenomeni vulcanici fino a 120 milioni di anni fa.

L’importanza delle rocce ignee sulla Luna

Come abbiamo già accennato, questo risultato è significativo perché attesta che il vulcanismo lunare potrebbe essere rimasto attivo molto più a lungo di quanto si pensasse. Inoltre, questa scoperta apre nuovi interrogativi sulla possibile presenza di riserve di magma all’interno della Luna. Per entrambe le ragioni, la comunità scientifica sembra sempre più concorde sulla necessità di studiare le rocce ignee lunari, tassello cruciale per la comprensione del passato del nostro satellite.

Queste rocce sono una testimonianza diretta dell’evoluzione geologica della Luna: hanno creato vaste pianure basaltiche (visibili ancora oggi) e hanno attestato che il satellite ha vissuto un periodo di intensa attività vulcanica subito dopo la sua formazione, circa 4,4 miliardi di anni fa. Questa attività si è protratta per almeno 1,5 miliardi di anni e, prima del recente studio, si pensava fosse cessata circa 2 miliardi di anni fa, quando il calore interno della Luna si era ormai dissipato a tal punto da non poter più sostenere eruzioni su larga scala.

Alla luce della nuova scoperta, invece, si suppone che il mantello lunare potrebbe aver conservato fonti di calore localizzate sufficienti a provocare eruzioni vulcaniche, cosa che implica l’attraversamento di fasi intermedie della sua storia ancora tutte da scoprire.

Possono ancora esserci vulcani sulla Luna?

La scoperta di attività vulcanica recente, sebbene su piccola scala, solleva una domanda intrigante: è possibile che ci siano ancora vulcani attivi sulla Luna oggi? A prima vista, sembrerebbe improbabile. La Luna, essendo un corpo più piccolo della Terra, ha perso la maggior parte del suo calore interno nei primi miliardi di anni di vita, rendendo impossibile, secondo i modelli termici tradizionali, che il vulcanismo possa continuare fino ai giorni nostri.

D’altro canto, però, i nuovi studi dimostrano che il processo di raffreddamento della Luna non è stato uniforme, dunque è possibile che sotto la superficie esistano ancora sacche di magma intrappolate in regioni dove il calore interno è rimasto più a lungo. La presenza di elementi come il torio e altri isotopi che generano calore potrebbe aver contribuito a mantenere queste sacche magmatiche attive più a lungo del previsto.

Le future missioni lunari potrebbero essere fondamentali per saperne di più: i prossimi lander e rover potrebbero esplorare aree che, secondo i nuovi dati, potrebbero essere state vulcanicamente attive in tempi più recenti. Insomma, non ci resta che aspettare.

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