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SCIENZA

Forse su Marte ci siamo sempre sbagliati, nuovi indizi sulla sua atmosfera

Gran parte dell'atmosfera di Marte potrebbe, in realtà, essere intrappolata dove nessuno ha mai davvero pensato di cercarla

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Vicino eppure ostile, deserto eppure già identificato come futura base umana: Marte è, da anni, uno degli osservati speciali del nostro sistema solare. Le informazioni raccolte su questo pianeta si stanno accumulando e ci stanno restituendo una panoramica chiara del suo passato; per esempio, sappiamo che un tempo doveva essere molto diverso.

Ci sono sempre più prove del fatto che un tempo scorresse dell’acqua sulla sua superficie, probabilmente miliardi di anni fa. Se c’era acqua, però, doveva anche esserci un’atmosfera densa, in grado di impedire che si ghiacciasse. Un’atmosfera che deve essere in qualche modo cambiata e che si è trasformata nel filo sottile che siamo in grado di vedere adesso. E se fosse dove nessuno l’ha mai cercata?

L’evoluzione dell’atmosfera marziana

Secondo i dati che sono stati raccolti nel corso del tempo, l’acqua su Marte deve essersi prosciugata circa 3,5 miliardi di anni fa. L’aria, che un tempo doveva essere carica di anidride carbonica, si è dispersa assottigliando la bolla che circondava il pianeta. Adesso è estremamente rarefatta e sembra essere priva dei gas più leggeri.

L’atmosfera è ricca di polveri che le conferiscono una caratteristica colorazione arancione-marrone quando osservata dalla superficie del pianeta, con microscopiche particelle sospese. In più, l’estrema scarsità di ozono permette alle radiazioni ultraviolette solari, letali per ogni forma di vita conosciuta, di raggiungere la superficie. Cosa è successo, dunque?

Secondo due geologi del Massachusetts Institute of Technology la risposta potrebbe risiedere in un luogo inatteso: nell’argilla del pianeta. Ebbene sì: gran parte dell’atmosfera mancante di Marte potrebbe essere intrappolata nella crosta che ricopre il pianeta.

L’atmosfera e l’argilla

Come riporta dettagliatamente lo studio, l’acqua un tempo presente sulla superficie di Marte potrebbe essere filtrata attraverso determinati tipi di roccia e aver innescato una serie di reazioni che hanno progressivamente sottratto l’anidride carbonica all’atmosfera, convertendola in metano. A sua volta, il metano potrebbe essere rimasto immagazzinato per ere nella superficie argillosa del pianeta.

L’ipotesi non è assurda né priva di fondamento: processi simili si verificano in alcune regioni della Terra, tanto che i ricercatori hanno utilizzato la loro conoscenza delle interazioni tra rocce e gas terrestri e l’hanno poi applicata a quelli che si suppongono essere i processi innescati sul Pianeta Rosso.

Se la loro idea fosse esatta, data la quantità di argilla stimata che ricopre la superficie di Marte, la crosta marziana potrebbe contenere fino a 1,7 bar di anidride carbonica, che equivarrebbe a circa l’80 percento dell’atmosfera iniziale e primordiale del pianeta.

Pieghe e fonti d’energia

Naturalmente, sono ancora in corso degli accertamenti. Nulla sarà sicuro finché non saranno fatti ulteriori studi anche se, come abbiamo detto, l’ipotesi sembra verosimile. In particolare, l’atmosfera marziana sarebbe intrappolata in un tipo di minerale argilloso di superficie chiamato smectite, noto per essere un “catturatore” di carbonio.

Questo perché all’interno di un singolo granello di smectite ci sono una moltitudine di pieghe, all’interno delle quali il gas può rimanere indisturbato per miliardi di anni. Se tutto ciò fosse vero, gli scienziati ritengono che un giorno il gas marziano possa essere recuperato e addirittura convertito in propellente per alimentare future missioni tra Marte e la Terra.

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