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Netflix aveva ragione: cosa sta succedendo

Lo streaming con pubblicità è un successo e non solo per Netflix: tutte le piattaforme principali puntano fortissimo sui piani con spot nei contenuti

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Netflix abbonamento Fonte foto: MAXSHOT.PL / Shutterstock.com

Quando Netflix, nell’ormai lontanissimo 2018, ha posto le basi per l’abbonamento con pubblicità, arrivato poi nel 2022, tutti hanno gridato allo scandalo e, allo stesso tempo, prefigurato un fiasco: nessuno, si diceva all’epoca, vuole vedere la pubblicità se già sta pagando un abbonamento.

E, invece, tutti si sbagliavano (compresi noi): Netflix con pubblicità è un successo clamoroso e i dati lo dimostrano. Oggi, secondo quanto condiviso dalla stessa piattaforma, gli abbonamenti al piano Standard con pubblicità sono già il 15% del totale e questo numero è in forte crescita.

Netflix: 40 milioni di abbonati con pubblicità

I dati condivisi da Netflix parlano chiaro: su 270 milioni di abbonati, ben 40 milioni sono iscritti al piano con gli spot pubblicitari. A sei mesi dal lancio di questo piano erano appena 5 milioni, a inizio 2024 erano 23 milioni, oggi sono il 15% del totale.

Si tratta di un ritmo di crescita impressionante, ben superiore al ritmo di crescita del numero totale degli abbonati. Ciò vuol dire che moltissimi nuovi abbonamenti sono proprio al piano più economico, quello con gli spot.

Netflix, quindi, ha di che vantarsi e il capo della divisione Advertising, Amy Reinhard, non perde occasione di farlo mentre annuncia un’altra novità: non solo la società continuerà a puntare sulla pubblicità, ma lo farà anche tramite una piattaforma pubblicitaria sviluppata in casa.

Netflix: pubblicità in house

Al momento Netflix si avvale della collaborazione di Microsoft per la raccolta pubblicitaria, grazie ad un accordo ufficializzato a luglio 2022. Ciò vuol dire che Microsoft fa il lavoro per Netflix, ma trattiene una percentuale su ogni dollaro investito dalle aziende in pubblicità durante i contenuti in streaming.

La cosa funziona, ma a Netflix non basta ancora. L’azienda ha quindi deciso di massimizzare gli introiti affidandosi anche ad alti partner (Google, The Trade Desk e Magnite) e, allo stesso tempo, di fare anche da sola.

La Reinhard ha dunque annunciato l’arrivo di una “piattaforma tecnologica pubblicitaria completamente in-house” ed è convinta che “lanciare la nostra tecnologia in-house ci permetterà di migliorare il piano pubblicitario con lo stesso livello di eccellenza che ha reso Netflix il leader nella tecnologia di streaming“.

Disney+ lo ha già fatto

Come è ormai noto, poco dopo che Netflix ha lanciato il suo piano con pubblicità anche le altre piattaforme di streaming hanno percorso la stessa strada. A partire da Disney+ e Amazon Prime Video, i due concorrenti più agguerriti di Netflix.

A fine ottobre 2023 Disney ha fatto esattamente ciò che Netflix sta per fare: ha lanciato Disney Advertising, una nuova divisione del gruppo che si occupa proprio di raccogliere pubblicità da inserire all’interno dei contenuti di Disney+, Hulu, Star e degli altri canali in streaming della piattaforma.

Lo ha fatto alla luce di un dato importantissimo: il 50% dei nuovi abbonati sceglie Disney+ con pubblicità. Tuttavia, Disney ha scelto di posizionarsi in un mercato “premium” e, di conseguenza, intende mostrare agli utenti meno pubblicità dei suoi concorrenti.

Prime video farà anche di più

Prime Video, invece, ha recentemente annunciato l’arrivo Negli Stati Uniti di nuove pubblicità inserite all’interno dei contenuti in modo innovativo e interattivo.

Pubblicità che l’utente vedrà quando mette il contenuto in pausa e che mostreranno dei prodotti che possono essere acquistati direttamente dalla TV, perché andranno a finire nel carrello Amazon dell’abbonato.

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