Libero
SCIENZA

In Nuova Zelanda per sopravvivere a un’apocalisse

Sarebbe il Paese con il maggior potenziale per resistere alla crisi causata dai cambiamenti climatici. Nella classifica seguono Islanda, Regno Unito, Tasmania e Irlanda

Pubblicato:

In Nuova Zelanda per sopravvivere a un’apocalisse Fonte foto: 123rf

Dove ci si può rifugiare in caso di un’apocalisse? Secondo i ricercatori dell’Anglia Ruskin University di Cambridge, il miglior posto al mondo è la Nuova Zelanda, a “soli” circa 30 ore di volo dall’Italia. Il Paese dall’altra parte del globo rispetto al nostro sarebbe quello con il maggior potenziale per resistere alla crisi provocata dai cambiamenti climatici. La minaccia più grande per gli esseri umani sarebbe proprio il riscaldamento globale e nella classifica dei luoghi con maggiori probabilità di sopravvivenza per la specie umana, la Nuova Zelanda è seguita da Islanda, Regno Unito, Tasmania e Irlanda.

La Nuova Zelanda come miglior posto per sopravvivere

Gli autori dello studio sono Nick King e Aled Jones che hanno evidenziato come “cinque estinzioni di massa” siano state documentate nella storia della Terra e attribuite a cause naturali, per esempio a un rapido cambiamento climatico. Secondo gli studiosi sarebbe già in corso la sesta estinzione di massa durante la quale, a risentire meno dei cambiamenti climatici, sarebbero “le isole, gli arcipelaghi insulari o i continenti insulari in latitudini temperate con una forte influenza del clima oceanico”.

La ricerca ha individuato alcuni fattori che possono contribuire alla sopravvivenza come la capacità sul territorio di coltivare cibo e quella di proteggere i confini da migrazioni di massa, l’efficienza della rete elettrica e la possibilità di mantenere determinati livelli di produzione. Grazie proprio alla capacità di produrre energia geotermica e idroelettrica, all’abbondanza di terreni agricoli e alla scarsa popolazione, la Nuova Zelanda è stata individuata come il luogo con il “maggior potenziale” per la sopravvivenza della specie umana. Nelle prime posizioni della classifica ci sono anche altre isole nelle regioni temperate e per lo più con bassa densità di popolazione, come l’Islanda, il Regno Unito, la Tasmania e l’Irlanda.

Lo studio ha quindi evidenziato quali sono i fattori che le nazioni dovrebbero migliorare per aumentare la resilienza. Secondo i ricercatori, una società globalizzata che apprezza l’efficienza economica danneggia la resilienza. “Non siamo rimasti sorpresi che la Nuova Zelanda fosse sulla nostra lista”, ha affermato il professore Aled Jones, del Global Sustainability Institute, presso l’Anglia Ruskin University. A sorprendere gli studiosi è stato invece che tra le prime posizioni sia stato individuato anche il Regno Unito. “È densamente popolato, ha tradizionalmente esternalizzato la produzione, non è stato il più veloce nello sviluppo di tecnologie rinnovabili e al momento produce solo il 50% del proprio cibo. Ma ha il potenziale per resistere agli shock”, ha spiegato Jones. In ogni caso, per evitare il collasso, secondo i ricercatori è necessario pensare alla resilienza nella pianificazione globale.

Negli ultimi tempi sono stati molti i casi che hanno evidenziato il problema del cambiamento climatico a partire dai 48 gradi raggiunti nel circolo polare artico fino all’enorme lago ghiacciato misteriosamente scomparso.

Stefania Bernardini