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SCIENZA

Un nuovo studio sulle lune di Urano porta a una scoperta: hanno trovato qualcosa

Il pianeta Urano ha ancora tanto da svelare, come dimostrato dallo studio condotto dalla NASA sulle caratteristiche geologiche delle sue lune più grandi

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Astrea, Cibele, Stella di Giorgio e persino Minerva: prima che il pianeta Urano assumesse il suo nome definitivo è stato necessario un dibattito incredibile, fatto di proposte e ripensamenti. Non è meno intenso quello che sta riguardando quattro delle lune più grandi di questo oggetto celeste, già capaci di suscitare l’attenzione degli astronomi di tutto il mondo.

Tutto è cominciato con la nuova analisi dei dati raccolti dalla navicella spaziale Voyager della NASA. Gli scienziati dell’agenzia americana si sono accorti di una strana caratteristica di questi satelliti, uno strato che domina la loro superficie e che finora non era stato analizzato a dovere. Il nuovo studio in merito apre degli scenari molto interessanti.

Le principali lune di Urano

Si sta parlando, nello specifico, degli strati oceanici delle lune di Urano: si trovano tra i loro nuclei e le croste inconfondibilmente ghiacciate e per la prima volta in assoluto ne viene analizzata la struttura interna. La ricerca in questione ha preso come spunto tutte le grandi lune del pianeta, vale a dire Ariel, Umbriel, Titania, Oberon e Miranda. Quattro di loro conterrebbero veri e propri oceani, le cui profondità sarebbero a dir poco impressionanti: diverse decine di chilometri. Vale la pena ricordare come i satelliti che circondano l’oggetto celeste siano almeno 27 e quelli più grandi si trovano a una distanza da Urano compresa tra 1100 e 1500 chilometri.

Secondo le ricostruzioni scientifiche che sono andate per la maggiore negli ultimi anni, Titania aveva le maggiori probabilità di trattenere calore al proprio interno, sia per le dimensioni complessive che per il decadimento radioattivo a cui è sottoposta da tempo. Le altre lune di Urano, invece, sono sempre state considerate troppo piccole per assumere lo stesso comportamento. Il pianeta non è affatto “trascurato” come si potrebbe pensare, tra l’altro la National Academies 2023 Planetary Science and Astrobiology Decadal Survey ha dato proprio la priorità alla sua esplorazione.

La futura missione sul pianeta Urano

Non è un caso che si stia allestendo una missione che abbia Urano come oggetto principale, dato che l’intero sistema che lo caratterizza rimane alquanto misterioso. L’ultimo studio che ha approfondito le caratteristiche delle sue lune è stato pubblicato nella rivista specializzata “Journal of Geophysical Research”. Ci si aspetta molto da questa analisi, in particolare per quel che riguarda il modo con cui impostare la futura missione. Secondo i ricercatori della NASA, inoltre, si tratta di uno studio che potrebbe avere delle implicazioni che vanno ben oltre il pianeta. Che cosa c’è da aspettarsi a questo punto?

I ricercatori di tutto il mondo si sono già imbattuti in oceani del genere nello studio di piccoli corpo celesti come pianeti nani e satelliti. Un discorso simile a quello di Urano riguarda Cerere e Plutone, senza dimenticare Mimas, la luna di Saturno. Tutti questi meccanismi sono affascinanti, ma nessuno è riuscito a capirli appieno. Per arrivare alle ultime verità è stato comunque necessario profondere uno sforzo non indifferente. Ci si è avvalsi di modelli computerizzati che hanno unito le scoperte delle missioni Galileo, Cassini, Dawn e New Horizons della NASA, in particolare le varie strutture chimiche e geologiche.