Oggetti per riti magici e antichi: il più grande ritrovamento mai avvenuto
Sono probabilmente appartenuti a uno stregone che si "nascondeva" nel deserto: un team di archeologi ha trovato una serie di oggetti magici, con cui venivano effettuati dei cerimoniali e dei riti pagani
Dall’alba dei tempi l’uomo è sempre stato attratto, ammaliato e intrigato dal soprannaturale e dall’inspiegabile. La convinzione che possano esserci delle persone che, padroneggiando forze occulte, riescano a influenzare e dominare gli eventi e il fato ha sempre accompagnato l’umanità, un po’ per tradizione, un po’ per credenze fortemente radicate e un po’ per ingenuità. Alla luce di questo, probabilmente, il ritrovamento di oggetti per riti magici non è un fatto stupefacente, ma è innegabile che la loro storia sia davvero affascinante.
Lo è ancor di più, poi, se si pensa che questi oggetti sono stati ritrovati sulla strada per la Mecca, in Arabia Saudita e se si tiene in considerazione che proprio i pellegrini che viaggiavano dal Cairo al luogo sacro si sarebbero appositamente fermati a richiedere un “consulto” a quello che era uno stregone professionista, specializzato in una serie di rituali pagani e mistici che poco avevano a che fare con la religione.
Una scoperta “magica”
A scoprire il particolarissimo set di arnesi magici è stato il professor Moti Shemtov, ricercatore e docente di Archeologia e Studi sull’Oriente Antico all’Università Ben Gurion del Neghev. Negli ultimi anno, Shemtov si è concentrato sulle spinte religiose che portavano migliaia di pellegrini ad attraversare il deserto, seguendo delle rotte ben precise. Lo studioso voleva per altro capire come si comportavano i pellegrini, dove riposavano, come organizzavano i propri viaggi.
È per questo che si è imbattuto in quella che sembrava un’antica “area di sosta”, contraddistinta da circa trenta basi circolari anticamente destinate alla collocazione delle tende. Stupito dall’accuratezza dell’area, Shemtov ha iniziato a esplorarla trovando una serie di strutture interessanti. Infine, come se fossero pronti all’uso, “magicamente” intonsi, eccoli lì: particolarissimi utensili, strane figure antropomorfe, scodelle, monete e cristalli di diverso tipo.
Rituali pagani e malocchio
Shemtov, nonostante la sua preparazione, non poteva fare granché da solo: l’area che stava esplorando era troppo vasta e nonostante fosse in compagnia di altri ricercatori, c’era bisogno di mettere in sicurezza il sito anche per evitare l’arrivo di eventuali saccheggiatori. Così si è rivolto all’Israel Antiquities Authority, ente governativo israeliano che tutela le antichità e i siti archeologici del Paese, che ha subito inviato una squadra di professionisti.
Nel giro di poco tempo è stato avviato uno scavo archeologico, diretto dai professori Uzi Avner e Asaf Holzer. I due archeologi sono riusciti a scoprire molte altre cose interessanti: all’interno di una delle strutture dell’area si trovava un piccolo altare sacrificale e una nicchia votiva. Sono poi stati trovati resti di incenso, altri piccoli altari in miniatura e una decina di statuette dalle diverse forme che, secondo gli esperti, rappresentano delle divinità pagane e/o delle entità legate all’occulto.
Sono poi stati ritrovati dei sonagli globulari d’argilla, ciottoli di quarzo colorati e resti di misture con presenza di erbe e sangue animale. Il tutto, secondo lo studio che Avner e Holzer hanno pubblicato sulla rivista scientifica Brill, indicherebbe che nell’area alloggiava e operava uno stregone (con dei probabili apprendisti), cui i pellegrini si rivolgevano per cerimonie legate alla prestanza sessuale, alla fertilità e/o all’annichilimento di eventuali “nemici”, oltre che per scacciare via il malocchio e la sfortuna.
Tra superstizione e religione
Come abbiamo già detto all’inizio, è davvero interessante il fatto che lo stregone fosse lì a servizio di pellegrini, che stavano intraprendendo un viaggio per andare a omaggiare il proprio dio e che credevano nella religione musulmana. Sulla carta, la religione dovrebbe escludere il ricorso a pratiche occulte o oscure, ma anche questa è una storia vecchia come il mondo: la superstizione può essere un condizionamento potente.
Così, proprio come accade ai giorni nostri, nonostante i pellegrini fossero credenti, poteva essere naturale pensare di rivolgersi sia al proprio dio per le preghiere “positive” sia a chi, teoricamente, poteva compiere delle azioni che la religione avrebbe invece condannato.