Le orche si stanno comportando in modo strano, ma si confermano "temibili" predatori
Le orche si stanno comportando in modo strano: le loro tecniche di caccia sono sempre più sofisticate e adesso aggrediscono anche gli squali balena
Gli studiosi osservano come le orche si stanno comportando in modo strano, attaccando e uccidendo predatori considerati più temibili di loro.
Le tecniche di caccia delle orche sono talmente avanzate da modificare anche gli ecosistemi: in che modo?
Il comportamento di caccia delle orche
Le orche, conosciute per la loro intelligenza e imponenza, continuano a sorprendere scienziati e osservatori con comportamenti straordinari che ne confermano il ruolo di predatori d’élite degli oceani. Una recente scoperta nel Golfo di California, in Messico, ha evidenziato una loro nuova e sorprendente strategia di caccia: attaccare e predare gli squali balena. Questi ultimi, essendo i pesci più grandi al mondo, solitamente non hanno molti nemici naturali. Tuttavia, le orche sembrano dimostrare di poter affrontare anche questi giganti marini con un’abilità impressionante.
Gli squali balena, creature gentili che si nutrono di minuscoli organismi come il plancton, possono raggiungere dimensioni simili a quelle di un autobus scolastico. Nonostante la loro mole, per le orche rappresentano una preda affrontabile grazie a tattiche di caccia estremamente sofisticate. I ricercatori, tra cui Erick Higuera, hanno documentato in video alcune di queste interazioni. Le immagini mostrano come le orche si stanno comportando in modo strano, utilizzando un approccio coordinato per immobilizzare gli squali balena e superarli in astuzia.
Secondo Higuera, che da anni studia un gruppo di orche al largo della Baja California Sur, sono animali che cacciano come veri e propri strateghi. Organizzano imboscate, sfruttando metodi che ricordano quelli di un cecchino. Tale capacità le pone al vertice della catena alimentare marina.
La strategia documentata nel Golfo di California rivela un processo molto elaborato. Le orche iniziano col colpire ripetutamente lo squalo balena, stordendolo e impedendogli di immergersi in profondità, una delle poche difese a disposizione di questo gigante lento ma resistente. Una volta immobilizzato, lo girano sulla schiena, inducendo uno stato noto come “immobilità tonica”, una sorta di trance che rende lo squalo incapace di reagire. A questo punto, attaccano il suo ventre, una zona morbida e vulnerabile, causando un’emorragia. Tutto ciò consente alle orche di accedere al fegato, una parte particolarmente ricca di sostanze nutrienti, già nota come obiettivo preferito quando cacciano altri tipi di squali.
Tecniche che si tramandano
Francesca Pancaldi, biologa marina e coautrice dello studio pubblicato su Frontiers, sottolinea come il fegato sia l’unica parte grassa del corpo di uno squalo, rappresentando quindi una risorsa energetica di alto valore per i predatori. Questo comportamento altamente specializzato si trasmette all’interno delle famiglie di orche attraverso un “apprendimento culturale”. Le tecniche di caccia, in buona sostanza, vengono insegnate e tramandate alle nuove generazioni, guidate spesso da una matriarca che assume il ruolo di leader e mentore del gruppo.
Le orche, infatti, sono note per le loro strategie di caccia diversificate, adattate a svariati habitat e prede disponibili. Alcuni gruppi si nutrono esclusivamente di pesci, mentre altri cacciano mammiferi marini. Episodi documentati hanno mostrato orche che usano onde generate appositamente per rompere lastre di ghiaccio e catturare le foche al riposo sopra di esse. In Australia, sono state osservate attaccare balene blu, il più grande animale vivente al mondo, utilizzando capacità coordinate.
Tali metodi di adattamento sono ulteriormente confermati dal comportamento delle orche lungo le coste californiane, dove persino i grandi squali bianchi, tra i predatori più temuti, fuggono alla loro presenza. Studi condotti in Sudafrica hanno rivelato che questi animali evitano intere aree per mesi, o addirittura anni, pur di sfuggire alle orche.
«La presenza delle orche genera un vero e proprio “paesaggio della paura“», afferma Salvador Jorgensen, ecologo marino dell’Università della California. Il concetto riflette l’impatto significativo che le orche hanno sull’ecosistema, non solo attraverso la predazione diretta, ma anche modificando il comportamento delle altre specie.
L’impressionante adattabilità e l’intelligenza delle orche le rendono predatori unici nel loro genere. Non è un caso, pertanto, che vengano considerate i predatori più temibili degli oceani: qualunque sia la preda, queste incredibili creature sembrano sempre in grado di affrontarla e dominarla.