Forse hanno scoperto la vera origine dell'oro studiando l'Universo primordiale
L'origine dell'oro nell'Universo deriverebbe dai brillamenti dei magnetar, cioè forti "terremoti stellari": come fa a generarsi il prezioso metallo?
Da millenni, l’oro affascina l’umanità con il suo splendore e la sua rarità. Ma da dove viene davvero questo metallo prezioso? Non solo dalla Terra, come potrebbe sembrare, ma da eventi cosmici talmente estremi da sembrare usciti da un romanzo di fantascienza. Oggi, nuove ricerche ipotizzano che l’origine dell’oro nell’Universo potrebbe essere molto più antica di quanto pensassimo, risalente addirittura all’Universo primordiale, poco dopo il Big Bang. Alcuni scienziati credono di aver trovato indizi decisivi grazie allo studio di particolari stelle morenti: i magnetar, corpi celesti rarissimi e molto potenti.
Un mistero tra le stelle
Per lungo tempo, si è pensato che l’oro e gli altri elementi più pesanti del ferro si formassero principalmente durante le esplosioni delle supernove o nella fusione di stelle di neutroni. Tuttavia, questi fenomeni si verificano in epoche troppo “recenti” per spiegare la presenza di oro nelle stelle più antiche. Ecco perché una nuova “pista” sta facendo scalpore tra gli astrofisici: quella dei brillamenti dei magnetar.
I magnetar sono stelle di neutroni – i resti densissimi di stelle collassate – dotati di campi magnetici estremamente intensi. In rare occasioni, queste stelle rilasciano enormi quantità di energia attraverso eventi noti come “brillamenti giganti”. Secondo uno studio recente pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, proprio tali brillamenti potrebbero essere responsabili della formazione dell’oro nello Spazio.
Oro nato da terremoti stellari
Quando un magnetar subisce un “terremoto stellare“, la sua crosta si frattura e libera radiazioni potentissime. In quell’ambiente estremo, i neutroni possono fondersi rapidamente con nuclei atomici, trasformandoli in elementi via via più pesanti. Questa dinamica, detta processo di cattura rapida di neutroni o r-process, potrebbe spiegare non solo come si forma l’oro nello Spazio, ma anche la creazione di metalli ancora più pesanti, come il platino o l’uranio.
Gli scienziati stimano che fino al 10% degli elementi pesanti presenti nella nostra galassia possa provenire proprio dai brillamenti. E, poiché i magnetar esistevano già nelle prime epoche dell’Universo, si apre la possibilità concreta che l’oro primordiale – quello che si è formato subito dopo il Big Bang – sia nato proprio da queste esplosioni violente e magnetiche.
Vecchi dati, nuove scoperte
Questa ipotesi non nasce dal nulla. Gli scienziati hanno esaminato dati d’archivio raccolti più di vent’anni fa da telescopi spaziali della NASA e dell’ESA. Analizzando un brillamento osservato nel 2004, hanno scoperto un segnale di raggi gamma che corrisponde sorprendentemente alle simulazioni teoriche della formazione di elementi pesanti in un magnetar. Si tratta di una scoperta inattesa, che dimostra quanto la scienza possa riservare sorprese anche quando prende in considerazione dati dimenticati.
Questi risultati sono stati rafforzati da ulteriori indizi provenienti da missioni come RHESSI e dal satellite Wind, in seguito all’osservazione dello stesso evento. L’entusiasmo tra i ricercatori è tangibile: finalmente, potrebbe esserci una risposta concreta a uno dei più grandi misteri dell’astrofisica moderna.
Il futuro della corsa all’oro cosmico
Il prossimo passo sarà verificare questa teoria con strumenti più moderni. La NASA ha in programma il lancio del telescopio COSI nel 2027, un osservatorio a raggi gamma che sarà in grado di identificare gli elementi chimici generati nei brillamenti dei magnetar. Se le previsioni verranno confermate, potremmo finalmente comprendere la genesi degli elementi pesanti e, con essa, la vera origine dell’oro nell’Universo.
Pensare che il metallo contenuto nei nostri gioielli, o nei circuiti dei telefoni, sia nato da un’esplosione stellare avvenuta miliardi di anni fa cambia radicalmente il modo in cui considerare l’intera materia che ci circonda.