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SCIENZA

Perché stanno pensando di ibernare alcuni umani

Dopo alcuni esperimenti sui topi, ora gli scienziati stanno pensando di ibernare gli astronauti: potremmo così risolvere uno dei problemi dei viaggi verso Marte.

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L’ibernazione sembra qualcosa che può trovare spazio solamente in un libro o in un film di fantascienza: l’idea che l’uomo vi si possa sottoporre, per evitare che il normale passare del tempo possa influire sul suo organismo, va oltre le nostre più sfrenate fantasie. Ma la scienza fa passi da gigante e forse, in un futuro non troppo lontano, potremmo davvero fare affidamento su questa tecnica per raggiungere un obiettivo molto importante.

Ibernare gli astronauti, l’idea degli scienziati

Immaginiamo una navicella spaziale che vaga nell’Universo per migliaia di anni, alla ricerca di nuovi mondi: il suo equipaggio non può che essere ibernato, per poter sopravvivere ad un viaggio così lungo. Questa è l’idea alla base di molti romanzi di fantascienza, ma – almeno con le nostre conoscenze attuali – è qualcosa di totalmente impensabile da replicare nella realtà. Tuttavia, l’ibernazione potrebbe aiutarci su un altro fronte: secondo gli scienziati, questa tecnica potrebbe essere la soluzione ad uno dei principali problemi delle missioni umane su Marte.

Facciamo un passo indietro. L’ibernazione non è altro che una sorta di letargo, ovvero una condizione in cui tutte le funzioni vitali di un essere vivente sono ridotte al minimo. Raggiunta questa fase, l’organismo subisce infatti numerosi cambiamenti: la temperatura si abbassa, il metabolismo e la frequenza cardiaca rallentano, l’assunzione di ossigeno è ridotta e la sintesi delle proteine diminuisce notevolmente. Questo è proprio ciò che accade agli animali che, in inverno, vanno in letargo. Gli esperti sanno già che questi animali hanno anche un’elevata resistenza alle radiazioni, mentre sono nel loro periodo “ibernato”. Si può ottenere un risultato simile sugli esseri umani?

Un team internazionale di scienziati ha deciso di sperimentare un torpore artificiale sui ratti, che notoriamente non vanno in letargo (proprio come gli uomini). Il loro studio, recentemente pubblicato su Scientific Reports, ha evidenziato che l’ibernazione può aumentare in questi animali la resistenza alle radiazioni. I risultati suggeriscono che i due fattori chiave nella prevenzione del danno cellulare siano la minor concentrazione di ossigeno nei tessuti e un ridotto metabolismo. Ora non resta che capire in che modo questo possa essere utile per gli astronauti.

Perché l’ibernazione potrebbe permettere i viaggi su Marte

Gli esperti stanno lavorando da tempo per far sì che presto l’uomo possa mettere piede su Marte, forse già tra dieci o vent’anni al massimo. Ci sono naturalmente molti problemi da risolvere, e una delle sfide più grandi riguarda la sopravvivenza degli astronauti alle radiazioni cosmiche galattiche e ai loro effetti negativi nel lungo periodo. Nello spazio aperto, infatti, gli uomini sarebbero sottoposti ad un livello di radiazioni di oltre 200 volte superiore a quello del fondo di radioattività sicuro sulla Terra. L’ibernazione artificiale potrebbe essere la soluzione a questo problema.

“I nostri risultati indicano che il torpore artificiale è uno strumento promettente per migliorare la radioprotezione negli organismi viventi durante le missioni spaziali a lungo termine” – ha affermato il professor Marco Durante, capo della divisione di biofisica presso il centro di ricerca tedesco GSI e coautore dello studio – “Potrebbe quindi essere una strategia efficace per proteggere gli esseri umani mentre esplorano il Sistema Solare“. Naturalmente c’è ancora molto da studiare prima di poter applicare una simile tecnica, ma questa ricerca spalanca le porte ad un futuro in cui finalmente l’uomo potrà raggiungere Marte (e non solo).

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