Per la prima volta in assoluto abbiamo sentito Marte vibrare
Un alternarsi di onde vibranti è stato ascoltato per la prima volta dagli scienziati: grazie a queste scosse oggi conosciamo un po' meglio il cuore di Marte
Galleggia nello spazio a 401 milioni di chilometri dalla Terra, eppure Marte sembra sempre più vicino. Ad accorciare (metaforicamente) le distanze con il Pianeta Rosso sono senza dubbio le indagini che gli scienziati svolgono quotidianamente, osservando e monitorando questo corpo celeste in maniera instancabile.
Queste indagini, sempre più spesso, stanno portando la comunità scientifica a tagliare ambiti traguardi. L’ultimo in ordine di tempo è la rilevazione di una serie di onde sismiche che hanno permesso di dare le prime risposte a un quesito essenziale per conoscere il pianeta: com’è fatto davvero il suo nucleo?
Il cuore di Marte e i suoi misteri
Si suppone che, proprio come il nucleo della Terra, il nucleo marziano origini un campo magnetico e si comporti come una dinamo, generando un certo tipo di energia che contribuisce attivamente a diversi fenomeni, compresa la sua rotazione. Fino a oggi, però, gli scienziati potevano avere esclusivamente delle ipotesi vaghe sull’argomento, perché era stato impossibile anche solo tratteggiare il cuore di questo pianeta: incapacità di avvicinarsi, insufficienza di dati raccolti e strumenti ancora troppo poco sensibili avevano fatto sì che il mistero fosse davvero fitto.
Poi, nel 2018, qualcosa è cambiato: gli scienziati della NASA sono riusciti a lanciare il lander InSight (acronimo di Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport), dotato di un sismometro, di un sensore termico e di un’altra serie di strumenti in grado di investigare, per quanto possibile, la struttura interna di Marte. InSight ha monitorato le viscere marziane per ben cinque anni e, grazie anche allo schianto di un meteorite sul Pianeta Rosso, ha trasmesso agli scienziati dei dati incredibilmente importanti.
Il monitoraggio delle onde sismiche su Marte
Per la precisione, InSight è riuscito a registrare due eventi straordinari avvenuti fra il 2021 e la fine del 2022: il primo è stato il succitato schianto del meteorite, che ha provocato un impatto talmente estremo da scuotere l’intero pianeta, e il secondo è stato un potente e intensissimo terremoto.
I due eventi sono accaduti sul lato opposto rispetto a quello in cui InSight opera e ciò, chiaramente, è stato solo un vantaggio: il lander è stato in grado di registrare, indisturbato, due differenti tipologie di onde sismiche, quelle che hanno viaggiato su Marte e quelle che lo hanno attraversato. Tutto ciò ha permesso agli scienziati di sentire “vibrare” il pianeta per la prima volta in assoluto, di ottenere dati inediti sulla densità e sulla compressibilità dei diversi materiali che lo compongono e sì, anche di avere un’idea di come sia fatto il suo cuore.
La prima “immagine” del cuore del Pianeta Rosso
Stando a quanto rilevato (e restituito) da InSight, il centro di Marte sarebbe diverso da quello della Terra. Il nostro nucleo dovrebbe essere composto da tre strati: uno esterno liquido, uno interno solido e poi un cuore interno più denso. Invece, basandoci sul monitoraggio delle onde sismiche, il nucleo di Marte sembrerebbe liquido, morbido e “appiccicoso” in ogni strato. Si ipotizza che sia composto da una lega di ferro liquido che presenta, però, una quantità sorprendentemente elevata di elementi più leggeri, fra cui zolfo, ossigeno e idrogeno.
Circa un quinto del suo peso sarebbe costituito proprio da questi elementi e proprio questa è la parte interessante: se tutto ciò fosse vero, significherebbe che il nucleo di Marte è meno denso e più comprimibile di quello della Terra. Ognuna di queste informazioni potrebbe contribuire a spiegare meglio perché i due pianeti si sono evoluti in maniera così drasticamente diversa e non solo: secondo gli scienziati della NASA, i dati raccolti da InSight potrebbero aiutare ad affinare la ricerca della vita al di fuori del Sistema Solare.
Infatti, Marte e la Terra sono simili in molti modi: capire come differiscono e perché può aiutare gli scienziati a restringere il campo dei mondi alieni che hanno maggiori probabilità di ospitare la vita. E può insegnarci di più sulle “strade” che i pianeti intraprendono per crescere e cambiare nel tempo, anche quando sono fatti di materiali simili e ruotano attorno alla stessa stella.