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SCIENZA

C'è qualcosa che brucia nell'Universo, ed è proprio a pochi passi da Giove

Una luna incandescente, rossa, che mostra sulla sua superficie centinaia di vulcani dai quali zampilla lava: il veicolo spaziale Juno della NASA ha immortalato il satellite di Giove, Io. E l'immagine è davvero mozzafiato

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Io, la luna di Giove brucia nel cielo: l'immagine mozzafiato Fonte foto: NASA/JPL-Caltech

Maestosa, vivida, bellissima e a tratti spaventosa. L’ultima immagine che la navicella spaziale Juno della NASA ha inviato sulla Terra è decisamente mozzafiato. Già, perché il veicolo è riuscito a immortalare un corpo celeste che (letteralmente) brucia: si tratta di Io, luna di Giove, catturata mentre viene attraversata da incandescenti flussi di lava.

Da sempre sotto osservazione degli astronomi e degli astrofisici, Io è un vero e proprio spettacolo: da moltissimi anni gli scienziati ne analizzano la superficie per stabilire la sua storia, che rimane ancora oggi più “oscura” di quanto si possa immaginare. Di certo, è uno dei corpi celesti più interessanti del nostro Sistema Solare. E la foto di Juno lo dimostra.

Io, la luna di Giove che brucia

Perché diciamo che la storia della luna di Giove è oscura? Perché in realtà, in passato, dopo aver analizzato le superfici della nostra Luna, di Marte e di Mercurio, gli scienziati si aspettavano di trovare su Io diversi crateri da impatto che avrebbero dovuto dare degli indizi sulla sua età e sulla sua formazione. Invece, sorpresa: la luna di Giove si è presentata liscia, con vaste pianure, alte montagne e centinaia di vulcani.

Non solo: una delle peculiarità di Io è la grande varietà di colori (in particolare di sfumature che vanno dal rosso al giallo, passando per l’arancione), mai osservati in nessun altro pianeta. Questo e la mancanza di crateri da impatto ha fatto sì che gli scienziati si convincessero che la sua superficie fosse geologicamente giovane. Tuttavia, per riuscire a esserne certi, occorrerebbe fare delle analisi che con gli attuali strumenti in dotazione sono impossibili da effettuare.

Lo scatto di Io: la luna di Giove e i suoi vulcani

Di conseguenza, almeno per il momento, a continuare sono le osservazioni da lontano. Cosa che, diciamolo pure, riserva delle bellissime sorprese, come lo scatto a infrarossi restituitoci da Juno. Nella foto è possibile vedere tutte le forme dei flussi di lava e dei laghi di magma, che brillano come piccoli fuochi in un panorama che va dal rosso vivo al marrone. Un gioco di ombre, luci e scintille che lascia davvero a bocca aperta.

“Grazie a questa immagine – ha detto Scott Bolton, ricercatore a capo della raccolta dati di Juno – possiamo osservare finalmente i più caldi punti vulcanici di Io, ma non solo. Siamo infatti stati in grado di monitorare come la sua attività vulcanica cambi e si evolva. Ed è davvero interessante, perché ci aiuta a capire tutte le attività provenienti dal nucleo interno”. Ma non solo: questo scatto (e i dati raccolti) confermano che con oltre 300 vulcani attivi sulla superficie, Io è il corpo celeste geologicamente più attivo del Sistema Solare.

La missione di Juno per svelare i misteri della luna di Giove

Ovviamente, lo scatto rubato da Juno è solo l’inizio del suo compito relativo alle osservazioni di Io. Nel corso del mese di dicembre 2022 e dei primi mesi del 2023, il veicolo spaziale ha in programma una decina di voli sempre più ravvicinati, per raggiungere dei punti d’osservazione privilegiati che permettano anche di avere un’idea di come la luna di Giove impatti, grazie al suo magnetismo, sulle aurore del pianeta.

“Osservando i vulcani di Io mentre cambiano e diventano più o meno attivi – ha detto ancora Bolton – raccogliamo dati sulla più grande magnetosfera di Giove. I dati e le intuizioni che Juno raccoglie potrebbero inoltre aprire la strada a future e più articolate missioni per studiare le altre lune del pianeta”. Io, comunque, resta sicuramente il satellite più interessante: a differenza di molti satelliti del sistema solare esterno,  per lo più composti di ghiaccio d’acqua, questa luna è composta da rocce che proteggono un nucleo fatto di ferro fuso.