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SCIENZA

Trovati nuovi resti di mosasauro, il mostro marino vissuto 90 milioni di anni fa

Si chiama Yaguarasaurus Regiomontanu e i suoi resti sono stati ritrovati in Messico: si tratta di un antichissimo mostro marino con un corpo lungo e snello, capace di raggiungere velocità elevatissime

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Resti di un antico mosasauro ritrovati Fonte foto: iStock

Una creatura vissuta milioni di anni fa, dal cranio particolare e dai denti aguzzi, ha ossessionato gli scienziati: si tratta di una nuova specie di mostro marino, i cui resti non erano mai stati ritrovati finora e che sta dando alla scienza un contributo molto interessante, facendo luce sui processi evolutivi dei rettili che si muovevano tra mari e oceani.

Il ritrovamento dei resti

Come sempre quando si tratta di ritrovamenti di resti, facciamo un piccolo passo indietro. Qualche tempo fa un team di scienziati formato da paleontologi, storici, biologi e archeologi capitanato dal dottor Héctor E. Rivera-Sylva si trovava a sud-ovest di Vallecillo, in Messico, per analizzare e studiare lo strato calcareo della Formazione Agua Nueva, formazione geologica che ancora oggi conserva fossili risalenti alla parte superiore della fase Cenomaniana del Cretaceo.

Mentre conducevano i loro studi e andavano alla ricerca di informazioni in merito alle creature preistoriche, si sono imbattuti in qualcosa di nuovo: un cranio quasi completo, corredato di mascelle. Il cranio sembrava corrispondere a quello di un mosasauro, specie che ha lungo ha dominato e predato i mari sul nostro pianeta, ma mostrava anche delle strane differenze che gli scienziati hanno scelto di analizzare. Dopo lunghe analisi, il team di Rivera-Sylva ha scoperto che si trattava precisamente di una nuova specie di mosasauro, che è stato ribattezzato Yaguarasaurus Regiomontanus e che fornisce un nuovo punto di vista sulla diversità della specie.

Cos’è un mosasauro?

Per chi non lo sapesse, con il termine mosasauri si intende un gruppo di grandi rettili marini che si sono probabilmente evoluti da alcune lucertole acquatiche note come aigialosauri. Come abbiamo già detto sono stati a lungo i principali predatori marini sulla Terra. Contrariamente a quanto si possa pensare, il mosasauro non è un dinosauro, ma un animale complesso con arti evoluti in pinne corte (nonostante quelle anteriori fossero leggermente più grandi di quelle posteriori).

I più robusti potevano raggiungere lunghezze che superavano i 18 metri e pesare fino a 30 tonnellate, ed erano dotati di grandi occhi che non gli permettevano di vedere bene e di bulbi olfattivi non troppo sviluppati, cosa che fa immaginare che vivesse e si muovesse sempre vicino alla superficie del mare, dove poteva catturare e divorare pesci, tartarughe, ammoniti, plesiosauri e anche mosasauri più piccoli.

Lo Yaguarasaurus Regiomontanus condivide quasi tutte queste caratteristiche, ma mostra anche delle differenze importanti che lo accomunano ai Plioplatecarpines, sottofamiglia squamata dei mosasauri che però si distingueva per dimensioni leggermente inferiori e per maggiore “ferocia”. Proprio queste differenze, come la struttura più corta e più larga dell’osso frontale, insieme ad altre caratteristiche distintive, sembrano suggerire che si trattasse di un animale unico e del tutto particolare, un formidabile predatore che terrorizzava le creature delle acque.

L’importanza del ritrovamento

Lasciato da parte per un attimo il legittimo stupore per il ritrovamento di un mostro marino così particolare, è giusto spiegare qual è la reale importanza della scoperta. Gli appassionati di paleontologia probabilmente lo sanno già, ma è corretto sottolineare che ogni resto tornato alla luce (sia dalle profondità degli abissi che dalla superficie terrestre) aggiunge un tassello alla storia del nostro pianeta, andando a rendere più comprensibili ed esplicabili i vari fenomeni di evoluzione.

Secondo Rivera-Sylva, in particolare, i resti del mosasauro testimoniano come «nel giro di pochi milioni di anni sono diventati molto più grandi e hanno sviluppato pinne e code specializzate per fare manovre articolate finalizzate sia alla propria salvaguardia che all’inseguimento delle prede sott’acqua. Questi “mostri marini” hanno dominato i mari fino alla fine dell’era dei dinosauri, evolvendosi in un modo incredibilmente rapido».

I resti del mosasauro sono dunque decisivi per comprendere meglio i fenomeni relativi alla radiazione adattativa (o evolutiva), processo di diversificazione di nuove specie provenienti da un progenitore comune. Il processo è generalmente regolato dalla selezione naturale, ma proprio per via dell’insolita velocità evolutiva del mosasauro ritrovato gli scienziati stanno ora considerando nuovi fattori, probabilmente ancora da scoprire.

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