Come fare root Android anche senza PC
Molti appassionati di smartphone desiderano attivare i permessi del root su Android: ecco di cosa si tratta e quali sono gli step per ottenerli anche senza PC.
Tra le domande più frequenti degli utenti appassionati di smartphone vi è senz’altro questa: cos’è il root su Android? Partiamo da una considerazione molto importante: il rooting non è un’attività per tutti.
Questo perché per fare il root su Android è necessario avere delle solide conoscenze informatiche: si rischia, infatti, di arrecare danni notevoli al proprio smartphone. Per saperne di più in questo articolo di Libero Tecnologia facciamo il punto sul rooting e su come eseguirlo anche senza PC.
- Cos’è il Root su Android
- Attivazione del root su Android: come fare
- Il glossario del root su Android
- I 3 step per ottenere i permessi root Android
- Root su Android senza PC
- Root su Android: quando farlo?
Cos’è il Root su Android
L’attività di rooting è un processo informatico attraverso il quale un utente “normale” (quindi l’utilizzatore) può ottenere il controllo completo del dispositivo, ripetendo azioni solitamente messe in campo dagli sviluppatori. In questo modo diventa possibile variare alcuni parametri, come le prestazioni, modificare il sistema operativo e agire sul dispositivo da remoto.
Fare il root su Android significa agire sul sistema operativo del proprio smartphone Android e avere poi la possibilità per apportare modifiche a livello di hardware e software. Come già ribadito una operazione del genere è consigliata solamente agli utenti di livello esperto, con riconosciute conoscenze in ambito informatico. Il rischio altrimenti è quello di compromettere le intere funzionalità del dispositivo. Non solo, un’azione di root elimina in automatico qualsiasi garanzia sul telefono.
Attivazione del root su Android: come fare
Prima di passare al root su Android è bene optare per un’azione preliminare. Nel dettaglio stiamo parlando di un completo backup dello smartphone, proprio perché il root comporta l’intera cancellazione dei dati salvati sul telefono. In questo modo si è certi di salvaguardare tutti i dati presenti sul dispositivo.
Il glossario del root su Android
A questo punto è utile familiarizzare con alcuni termini specifici. Ecco un breve glossario:
- Root: concede i privilegi di amministratore, permettendo l’accesso a parti del sistema normalmente inaccessibili e l’uso di funzioni e app esclusive.
- ROM: versioni modificate di Android, spesso con root già sbloccato e personalizzazioni come ottimizzazioni di velocità o temi grafici.
- Kernel: gestisce la comunicazione tra software e hardware, con la possibilità di installazione personalizzata per migliorare le prestazioni.
- Gapps: pacchetto scaricabile che include le app Google per ROM personalizzate che non le contengono a causa di diritti di licenza.
- ADB: acronimo di Android Debug Bridge, consente la comunicazione tra dispositivi Android e PC, essenziale per molte procedure di root.
- Flash: termine usato per “installare” ROM, kernel o Recovery personalizzati sul dispositivo.
- Magisk/SuperSU: software per la gestione dei permessi di root dopo il suo ottenimento, con avvisi per l’approvazione dell’accesso delle app.
- Fastboot: modalità di avvio per modificare file di sistema via cavo USB, attivabile anche da prompt dei comandi.
- Recovery mode: modalità di avvio per accedere alla recovery, attivabile tramite una combinazione di tasti (volume + e tasto power, o volume – e tasto power).
- Debug USB: modalità per il collegamento a un PC via USB, attivabile dalle impostazioni di sviluppo di Android.
I termini bootloader e recovery non vengono citati in questo glossario, perché sono illustrati nel paragrafo successivo.
I 3 step per ottenere i permessi root Android
A questo punto inizia un percorso ben definito per riuscire ad ottenere i permessi root di Android, necessari poi per modificare il sistema operativo in autonomia.
- Il primo step consiste nello sblocco dei bootloader su Android. Il bootloader nello specifico è un software che consente di caricare il sistema operativo in modo che possa comunicare con l’hardware. Sbloccandolo è poi possibile iniziare il processo di rooting. È comunque da sottolineare come ogni smartphone abbia una procedura diversa di sblocco del bootloader e necessiti di diversi tool a seconda della tipologia del dispositivo. Il consiglio quindi è informarsi sul tool più indicato da utilizzare per il proprio telefono.
- Il secondo step riguarda l’installazione del programma recovery Android. Recovery Android è un’app che consente di caricare i file del root e agire con i permessi sbloccati. Anche in questo caso ci sono diversi recovery, ognuno dei quali si rivela più indicato a seconda dello smartphone.
- Il terzo e ultimo step consiste nell’installazione del file del root, personalizzato a seconda delle proprie esigenze. È possibile trasferirli abbastanza facilmente dal PC allo smartphone. Sul dispositivo saranno presenti in formato ZIP e l’unico modo per usufruirne è riavviare il telefono e rientrare in modalità recovery. Una volta terminata questa operazione sarà possibile installare il Play Store per poter poi utilizzare le app principali.
Root su Android senza PC
Molto spesso l’esigenza di eseguire il root su Android si scontra con la necessità di aver a portata di mano un PC. Niente paura, oggi è possibile fare rooting senza avere il supporto di un Personal Computer. Come?
Gli sviluppatori hanno creato specifici tool che possono supportare la necessità di fare rooting senza PC. Solitamente si tratta di applicazioni da installare direttamente su Android. Anche in questo caso è sempre consigliata una buona conoscenza di base dei processi informatici, in modo da non incappare in errori che possano compromettere il buon funzionamento del telefono. Tra i principali tool ricordiamo 360 Root, Kingroot, Root Master, iRoot, Towel Root.
Root su Android: quando farlo?
Il root su Android è solitamente un vezzo da “smanettoni” e appassionati di smartphone, che desiderano personalizzare il proprio dispositivo. A livello di vantaggi solitamente un root ben impostato può migliorare la durata della batteria, consentire l’eliminazione delle fastidiose pubblicità nelle app e ottimizzare le prestazioni. La controindicazione? Si tratta di un’operazione molto complessa. Senza le adeguate conoscenze il rischio è quello di dover “buttare” lo smartphone.