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SCIENZA

Forse sulla scoperta dell'America abbiamo sbagliato tutto: la teoria che cambia la storia

La scoperta dell'America potrebbe essere avvenuta nel 1491, stando a quanto ricostruito dallo storico Ruggero Marino dopo 30 anni di studi

La data della scoperta dell'America

Ci sono poche date storiche di cui tutti sono sicuri e che sono difficili da dimenticare: il 1492 è l’anno della scoperta dell’America, su questo poco ci piove, ma in realtà non c’è più la certezza assoluta. A scuola si è imparato che il 12 ottobre di quell’anno Cristoforo Colombo e le sue tre caravelle sbarcarono per l’appunto in quello che allora non si sapeva essere un territorio sconosciuto.

Una ricostruzione storica nuova di zecca ha spostato di dodici mesi questo evento così importante che ha fatto terminare il Medioevo in maniera definitiva. Colombo sarebbe arrivato in America nel 1491, almeno questa è la teoria di Ruggero Marino, storico e scrittore che ha dedicato al navigatore genovese tre decenni di studi indefessi.

Proprio questo approfondimento su uno dei personaggi più famosi della storia ha permesso a Marino di capire che i finanziamenti per il viaggio che si sarebbe poi tramutato nella scoperta dell’America arrivarono da Papa Innocenzo VIII. Il pontefice morì nel luglio del 1492 e non sarebbe quindi possibile datare nello stesso anno la spedizione delle tre caravelle. In questo modo i fatti verrebbero letteralmente stravolti, visto che finora si è sempre creduto che i finanziamenti fossero quelli della regina Isabella di Castiglia. Già in precedenza il ritrovamento di un testo medievale aveva rimesso tutto in discussione, ma come è arrivato Marino a una conclusione tanto clamorosa?

Un documento che cambia tutto

Il 1491 dovrebbe essere l’anno più probabile della scoperta dell’America, se non un periodo ancora precedente. Lo storico si è basato su un documento pubblicato nel 1507, non molti anni dopo l’importante evento. Si tratta di “Chronica delle vite de’ pontefici et imperatori romani”, un volume poco consultato ma che parla appunto della spedizione di Colombo ai tempi di Innocenzo VIII. Finora si è sempre creduto che la grande scoperta sia avvenuta durante il papato di Alessandro VI, ma nel testo in questione non si fa mai riferimento al pontefice di casa Borgia.

Altri dettagli da non sottovalutare

Marino ha preso spunto anche da un altro dettaglio di non poco conto. Nella tomba di Innocenzo VIII è scritto esplicitamente “Nel tempo del suo pontificato, la gloria della scoperta del Nuovo Mondo”, una precisazione che non avrebbe senso con la datazione ufficiale del 1492 per quel che riguarda la scoperta dell’America. Se non bastassero questi particolari, ce n’è un altro che potrebbe convincere i più scettici. Ruggero Marino ha citato quanto scritto nei contratti firmati da Cristoforo Colombo e dai re di Spagna prima del viaggio più famoso di sempre.

Le parti siglarono il contratto stesso prima della partenza delle caravelle, il 3 agosto del 1492: nel documento si legge chiaramente come Colombo era destinato a raggiungere le Indie, un territorio “che ha scoperto”: perché è stato utilizzato questo tempo? Forse perché il viaggio vero e proprio era già avvenuto e quello passato alla storia rappresentava un semplice “bis”? Serviranno altri studi e altri approfondimenti prima di ufficializzare eventualmente il tutto. I libri scolastici potrebbero essere interessati da una revisione profonda dopo anni di certezze che, almeno secondo Ruggero Marino, sono destinate a crollare in maniera inesorabile.

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