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La seta di ragno potrebbe rimpiazzare la plastica monouso

Un materiale vegano simile alla seta di ragno che potrebbe sostituire la plastica in molti prodotti comuni è stato realizzato dai ricercatori dell’università di Cambridge.

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La seta di ragno potrebbe rimpiazzare la plastica monouso Fonte foto: 123rf

È a base vegana, sostenibile e potrebbe un giorno sostituire la plastica monouso in molti prodotti che si utilizzano quotidianamente. Si tratta di un materiale molto simile alla seta di ragno che è stato realizzato da alcuni ricercatori dell’università di Cambridge. I risultati sono riportati sulla rivista Nature Communications. Il film polimerico imita le proprietà della fibra filata dagli aracnidi, che è uno dei materiali più resistenti in natura. L’elaborato potrebbe essere forte e malleabile quanto la plastica, ma con il vantaggio di non avere un impatto negativo con l’ambiente. La “seta di ragno vegana” è stata creata utilizzando un nuovo approccio per l’assemblaggio delle proteine vegetali, imitando la seta a livello molecolare.

La seta di ragno vegana realizzata all’università di Cambridge

Per l’invenzione è stato utilizzato un metodo ad alta efficienza energetica con l’impiego di tutti ingredienti sostenibili. I ricercatori hanno modellato il loro polimero sulla seta del ragno che è cinque volte più resistente dell’acciaio. Per fare un esempio, una ragnatela a dimensione umana sarebbe in grado di intrappolare un aeroplano. La pellicola, che è molto simile alla plastica, può essere realizzata su larga scala e potrebbe essere usata anche per rivestimenti resistenti all’acqua.

Il punto di forza principale è che il materiale è compostabile e si degrada facilmente nella maggior parte degli ambienti, a differenza della plastica che richiede impianti di compostaggio industriale. A commercializzare il nuovo prodotto sarà Xampla, una società collegata all’università di Cambridge che si occupa proprio di produrre prodotti sostitutivi per la plastica e per le microplastiche monouso. L’obiettivò dell’azienda sarebbe quello di introdurre entro la fine dell’anno una gamma di bustine e capsule monouso che potrebbero sostituire, per esempio, le pastiglie per la lavastoviglie o per il detersivo per la lavatrice.

La scoperta sul possibile sostituto della plastica monouso è arrivata quasi per caso, mentre i ricercatori stavano studiando il comportamento delle proteine. L’analisi era incentrata sulla comprensione di cosa succede quando le proteine di “comportano male” ed era collegata a studi sulla salute mentale e malattie come l’Alzheimer. “È stata una sorpresa scoprire che la nostra ricerca potrebbe servire ad affrontare un grosso problema di sostenibilità: quello dell’inquinamento da plastica”, ha affermato il professor Tuomas Knowles del dipartimento di chimica Yusuf Hamied di Cambridge. L’intuizione ha poi portato i ricercatori a utilizzare l’isolato proteico di soia come proteina vegetale di prova e a realizzare un materiale che ha prestazioni quasi equivalenti a tecnopolimeri come il polietilene a bassa densità, ossia la plastica.

L’inquinamento causato dalla plastica è uno dei principali problemi che riguarda tutto il mondo perché causa grandissimi danni al nostro ecosistema. Tantissimi sono gli studi che vertono a trovare sostituti di questo materiale o a individuare forme più sostenibili per trasformarlo come ha fatto un team dell’università di Edimburgo che ha realizzato un metodo per riciclare la plastica trasformandola in vanillina.

Stefania Bernardini

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