Libero
DIGITAL LIFE

Spiare le chat viola i diritti umani

In Europa si sta combattendo una battaglia durissima sulla privacy: il tema caldo è la "backdoor" per spiare le chat degli utenti

Pubblicato:

app di chat Fonte foto: Michele Ursi / Shutterstock

Nei palazzi delle istituzioni dell’Unione Europea si sta combattendo una guerra sulla privacy la cui importanza va oltre quello che si potrebbe pensare, arrivando a toccare i diritti fondamentali dell’uomo.

Lo dimostra la sentenza appena emanata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che ha dichiarato illegale l’inserimento di ogni tipo di backdoor nei servizi di chat.

Con questa sentenza la CEDU aggiunge un tassello ad un puzzle già molto complesso, al quale stanno lavorando la Commissione Europea, gli Internet Provider e le associazioni di tutela dei diritti umani.

Niente backdoor, lo dice la CEDU

Una backdoor è una sorta di “porta di servizio” all’interno del codice di un’app di chat, che può essere usata all’occorrenza per spiare i messaggi scambiati dagli utenti.

La questione backdoor era stata segnalata alla Corte nel 2017 da Telegram, la notissima app di chat, che aveva ricevuto una richiesta esplicita da parte dei servizi segreti russi (FSB, nel 2017 la Russia aderiva ancora alla Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo).

Gli 007 russi chiedevano a Telegram (che in Russia è persino più usata di WhatsApp), di inserire una backdoor al fine di poter spiare i cittadini sospettati di attività eversive.

Telegram, però, ha spiegato alla CEDU, e la CEDU ha confermato, che non è possibile inserire una backdoor per una sola conversazione: se si inserisce un meccanismo per spiare gli utenti, infatti, esso vale per tutti e la crittografia diventa totalmente inutile.

Ciò, a detta della CEDU, è contro i diritti umani perché “le tecnologie per proteggere la privacy delle comunicazioni elettroniche, compresa la crittografia, permettono il godimento di altri diritti fondamentali, come la libertà di parola“.

Chat Control 2.0

La Russia non aderisce più alla Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo dall’inizio della guerra in Ucraina e, per di più, Telegram ha sede legale a Dubai.

Di conseguenza la CEDU avrebbe potuto anche lasciare il caso in un cassetto, tanto è chiaro che il dialogo tra Europa e servizi segreti russi resterà molto difficile per almeno un altro decennio.

La Corte, invece, ha preferito emettere la sentenza e non è affatto un caso: ad agosto 2024, infatti, scade l’attuale regolamento europeo Chat Control che, secondo la Commissione Europea, dovrebbe essere sostituito da Chat Control 2.0.

In parole molto chiare e semplici: Chat Control prevede l’uso di backdoor su base volontaria da parte delle piattaforme di chat, al fine di bloccare l’uso illecito delle piattaforme stesse, mentre Chat Control 2.0 prevede la backdoor obbligatoria, esattamente come vorrebbe l’FSB Russo.

La CEDU, di conseguenza, ha messo un grosso bastone tra le ruote della Commissione Europea e del suo progetto di backdoor obbligatoria che, in origine, deriverebbe anche da un fine nobile: combattere la pedofilia online.