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Sta succedendo qualcosa alla parte più esterna del Sole: cosa stanno cercando di capire

La corona del Sole, ovvero la parte più esterna della sua atmosfera, rappresenta un vero enigma per gli scienziati: un nuovo studio potrebbe finalmente far luce sul mistero.

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Un attento studio del Sole ha permesso agli astronomi di scoprire molte informazioni sulla nostra stella, ma ci sono ancora molti quesiti che non hanno trovato risposta, e che continuano ad ossessionare gli scienziati. In particolare, uno degli enigmi più affascinanti riguarda la corona solare, ovvero la parte più esterna dell’atmosfera del Sole. La sua temperatura rappresenta un vero e proprio mistero: come può essere così tanto più calda rispetto alla superficie della stella? Un nuovo studio, condotto grazie ad una collaborazione davvero particolare, riesce a fare un po’ di chiarezza.

Il curioso enigma sul Sole

La superficie del Sole, chiamata fotosfera, è composta da plasma elettricamente carico e rovente, le cui temperature possono raggiungere i 5.730°C. Attorno ad essa, l’atmosfera solare racchiude la nostra stella con strati di gas e vapore provenienti da questa superficie bollente. Secondo le leggi della termodinamica, questi strati non possono che essere più freddi della fotosfera, soprattutto allontanandoci sempre di più dalla stella. Quello che invece succede è davvero incredibile: la corona solare, ovvero la parte più esterna del Sole, tocca temperature di oltre 1 milione di gradi (più di 150 volte superiore a quella della superficie).

Come si spiega questo fenomeno così particolare? “Il problema principale è che abbiamo molte idee, molte teorie, ma non abbiamo misurazioni reali” – ha affermato Yannis Zouganelis, responsabile del progetto del Solar Orbiter, la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) in orbita attorno al Sole. Per fare luce su questo mistero, è stato necessario ricorrere ad un aiuto preziosissimo: quello della Parker Solar Probe, la sonda della NASA che ha la missione di studiare proprio la corona solare. Ecco che cosa hanno scoperto durante la loro collaborazione.

Una bizzarra (e portentosa) collaborazione

Lo scorso giugno 2022, il Solar Orbiter è riuscito ad avvicinarsi alla sua distanza minima dal Sole (appena 140 milioni di km, sufficienti a non fondere i suoi strumenti) per scattare una foto in primo piano della corona. Gli astronomi sono riusciti in questo ambizioso intento grazie ad uno strumento – il Metis – progettato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica italiano: permette di oscurare la luce proveniente dalla superficie solare, così da poter catturare in foto solamente la corona.

Nello stesso tempo, la Parker Solar Probe ha effettuato delle importanti misurazioni, arrivando ad appena 9 milioni di km dal Sole. Non avendo telecamere, può infatti sopravvivere alla rovente atmosfera solare senza troppi problemi. “Insieme, hanno effettuato delle osservazioni che nessuna sonda avrebbe potuto fare da sola” – ha affermato Zouganelis, commentando i risultati contenuti nello studio pubblicato su Astrophysical Journal Letters. Gli astronomi sono così riusciti a determinare l’evoluzione del plasma dal punto in cui si trovava la Parker Solar Probe a quello in cui invece era in attesa il Solar Orbiter.

Ne è emerso qualcosa di interessante: l’atmosfera solare è caratterizzata da notevoli turbolenze che, probabilmente, contribuiscono alla propagazione del calore sino alla corona. Naturalmente, c’è bisogno di ulteriori studi per trovare conferma a questa ipotesi e per capire meglio i meccanismi alla sua base. Le due sonde avranno la possibilità di replicare questa “danza” coordinata ancora in due occasioni: alla fine del 2023 e poi a marzo 2024. Le loro osservazioni congiunte saranno di grande importanza per chiarire una volta per tutte questo enigma.