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Perché il teschio trovato nel fiume Po non è un buon segno

Dal Po è emerso un cranio umano arcaico, ribattezzato Acamar. Eppure, nonostante si tratti di un reperto storico eccezionale, il suo ritrovamento fa tremare gli scienziati

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Trovato un teschio nel Po, ma non è un buon segno Fonte foto: ANSA

È senza dubbio un ritrovamento eccezionale e se ne sta facendo un gran parlare: il teschio del fiume Po è letteralmente un pezzo di passato giunto a noi da un’epoca lontanissima. Gli studi che verranno effettuati su questo resto umano ci forniranno moltissime informazioni fondamentali. Eppure, nonostante la scoperta sia straordinaria, ci sono delle note amare che devono necessariamente condurci a una riflessione su quanto sta accadendo al pianeta.

Sì, perché il motivo per cui il cranio arcaico è venuto così facilmente alla luce è da attribuirsi alle condizioni del fiume, attualmente in secca. Questo ha riacceso i riflettori sulla siccità, sul cambiamento climatico e sul riscaldamento globale, restituendo un quadro difficile da digerire.

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La scoperta del teschio nel Po

Ma torniamo indietro alla notizia principale, ossia il ritrovamento del teschio. Il reperto è stato scoperto dal professor Davide Persico, ordinario di Paleontologia dell’Università di Parma e sindaco di San Daniele Po, in provincia di Cremona. La cosa più incredibile è che lo studioso non stava svolgendo alcuna ricerca ufficiale: si trovava a Isola Serafini (Monticelli d’Ongina) per caso, per via di un’escursione finalizzata a osservare il fiume.

Proprio durante l’osservazione, Persico ha avvistato un pezzo d’osso e ha immediatamente capito che doveva trattarsi di un reperto archeologico. Una volta prelevato il pezzo, che si nascondeva sul letto limaccioso del fiume, ha allertato la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Parma e Piacenza. Il fossile si trova attualmente nel Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma e molto presto inizieranno delle analisi approfondite per una datazione più accurata.

Acamar e la sua storia

Non è la prima volta che la Pianura Padana e il Po restituiscono dei fossili rari: qualche tempo fa era stato ritrovato il cranio di Paus, un uomo di Neanderthal. Adesso tocca ad Acamar, com’è stato chiamato il teschio trovato da Persico. Il teschio di Acamar, in realtà, non è completo: sono arrivate a noi due ossa parietali e l’osso occipitale che, però, ci suggeriscono già qualcosa su chi era questo misterioso uomo del passato.

Stando alle primissime analisi, si tratterebbe di un Homo sapiens probabilmente risalente al Paleolitico. Per conoscere meglio la sua storia, sono già scese in campo diverse squadre di scienziati specializzati in paleoantropologia, paleogenetica e geochimica e sono già in programma una serie di analisi e datazioni al radiocarbonio.

Il lato amaro della vicenda

Paus e Acamar hanno in comune qualcosa: il loro ritrovamento è da attribuirsi alla magra del Po. L’abbassamento delle acque del fiume e la sua secca, purtroppo, continuano a far rilevare valori di portata media mensile bassissimi, in discesa per via della siccità e delle ondate di calore che sembrano non voler dare tregua non solo alla zona, ma al mondo intero. Secondo l’Autorità di Bacino, quella che fino a qualche mese fa poteva considerarsi emergenza adesso è sempre più un triste e conclamata realtà.

Le secche del Po possono avere delle conseguenze devastanti, sia sul suo ecosistema che sulle attività umane: il fiume è la principale risorsa idrica della zona e il suo prosciugamento procurerà danni di portata ingente specialmente alle colture, per via della mancata irrigazione. A causare tutto sono la crisi climatica e il riscaldamento globale. Dunque, mentre si esulta per la scoperta storica, gli ambientalisti rimangono silenziosi e in disparte: riusciremo a vedere che la situazione, ormai, è critica?