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Trovato uno dei relitti più antichi al mondo, la scoperta

Al largo delle coste israeliane è avvenuta una scoperta incredibile: è stato trovato uno dei relitti più antichi al mondo, in buono stato di conservazione.

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È nelle profondità marine che a volte avvengono alcune delle più interessanti e avventurose scoperte: dai preziosi tesori dimenticati per secoli sui fondali ad antichissime testimonianze archeologiche di grande importanza storica. Stavolta, gli scienziati hanno ritrovato un relitto appartenente all’Età del Bronzo, probabilmente il più antico al mondo mai rinvenuto in acque profonde. Scopriamo qualcosa in più.

L’antico relitto trovato al largo di Israele

Quasi un anno fa, la società inglese Energean (che si occupa della ricerca di giacimenti di gas naturale) stava compiendo un’esplorazione di routine dei fondali al largo della costa israeliana, quando il suo veicolo sottomarino a comando remoto ha individuato qualcosa di strano. Gli esperti hanno subito capito di trovarsi di fronte a qualcosa di straordinario: un’antica nave commerciale in legno, risalente all’Età del Bronzo – epoca che va dal 2.300 al 700 a.C. L’imbarcazione, ritrovata a circa 90 km di distanza dalla terraferma e a ben 1.800 metri di profondità, potrebbe essere la più antica mai scoperta in acque così profonde.

Nonostante il ritrovamento sia avvenuto nel luglio scorso, solo qualche settimana fa l’Autorità Israeliana per le Antichità è riuscita a recuperare alcuni dei preziosi reperti situati all’interno del relitto. E finalmente sono emersi alcuni dettagli in più sulla scoperta: la nave doveva essere lunga circa 12-13 metri, e probabilmente è affondata tra il 1.400 e il 1.300 a.C., forse per una tempesta o a causa di un attacco di pirati. In effetti, il suo contenuto all’epoca doveva essere abbastanza interessante: sono state individuate centinaia di anfore che, con tutta probabilità, trasportavano vino e cibo dal Medio Oriente verso le coste occidentali (come Cipro o Creta).

“La scoperta evidenzia come mai prima d’ora le capacità di navigazione degli antichi marinai” – si legge sul post condiviso su Facebook dall’Autorità Israeliana per le Antichità, scritto da Jacob Sharvit. In effetti, finora credevamo che all’epoca si navigasse a vista, ovvero tenendo d’occhio la costa. Invece, il relitto dimostra che i marinai erano in grado di affrontare il Mediterraneo seguendo probabilmente i corpi celesti, dal momento che la posizione del ritrovamento non consente di vedere la costa e che a bordo non vi erano ancora strumenti come bussole o astrolabi.

Il contenuto della nave sul fondale del Mediterraneo

Gli scienziati hanno deciso di lasciare il relitto sul fondo del mare, dove è stato ritrovato, in modo da preservarlo al meglio anche per le generazioni future – nella speranza che ci siano strumenti più adatti per studiare la nave da vicino. Un grande passo avanti, comunque, è stato fatto grazie all’estrazione di una piccola parte del suo contenuto. Il robot sottomarino di Energean, infatti, aveva individuato alcune anfore presenti a bordo dell’antico relitto. Modificando il veicolo affinché potesse raccogliere alcuni dei reperti sul fondale, è stato possibile portare a galla due anfore che, probabilmente, contenevano miele, olio d’oliva e resina.

Grazie alle immagini registrate dal robot, inoltre, gli esperti hanno notato la presenza di almeno un centinaio di altre anfore nella stiva, la maggior parte delle quali apparentemente intatte – e alcune nascoste sotto il fango. “La nave è conservata a una profondità tale che il tempo si è congelato nel momento del disastro. La sua struttura e l’area circostante non sono stati disturbati dall’uomo, né influenzati dalle onde e dalle correnti che colpiscono i relitti di navi in acque meno profonde” – ha spiegato Jacob Sharvit.

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