WhatsApp ci spia di notte? Cosa è stato scoperto
Un ingegnere di Twitter lascia intendere che WhatsApp potrebbe spiarci, Elon Musk gli crede ciecamente, ma Google e Meta smentiscono tutto
Nelle ultime 48 ore si è creato un polverone su una presunta, gravissima, violazione della privacy da parte di WhatsApp. La vicenda ha avuto grande eco non solo perché WhatsApp viene usata ogni giorno da oltre 2 miliardi di persone nel mondo, ma anche perché l’app di messaggistica è di proprietà di Meta e, come ormai tutti sanno, Meta non ha un passato limpidissimo in fatto di privacy.
Questa volta, però, ad aver ragione era proprio Meta e ad aver torto era un ingegnere di Twitter, con un passato in Google, che è stato prontamente (e incautamente) appoggiato da Elon Musk in persona, ma poi smentito direttamente da Google. Andiamo con ordine.
WhatsApp ci spia di notte
Tutto parte da un tweet di Foad Dabiri, attuale capo degli ingegneri di Twitter ed ex ingegnere di Google. Dabiri pubblica uno screenshot della Privacy Dashboard del suo smartphone Android.
La Privacy Dashboard è uno strumento del sistema operativo mobile di Google che serve per vedere quali app hanno avuto accesso, e quando, a componenti fondamentali dello smartphone come il microfono, la fotocamera, il sistema di posizionamento. Nello screenshot di Dabiri si vede qualcosa di poco rassicurante: moltissimi accessi al microfono da parte di WhatsApp, durante la notte.
Gli accessi terminano alle 6 del mattino, momento in cui suona la sveglia e l’ingegnere si alza per iniziare la giornata. Dabiri non ha dubbi: WhatsApp lo ha spiato durante la notte. Non ha dubbi neanche il suo attuale capo, Elon Musk, che ritwitta il suo screenshot e commenta in modo secco: “Non ci si può fidare di WhatsApp“.
Elon Musk, al momento, ha 139 milioni di follower e l’attenzione dei giornali di mezzo mondo, logico quindi che la notizia facesse il giro del Web, costringendo WhatsApp a pubblicare una nota ufficiale.
La risposta di WhatsApp
La risposta di WhatsApp è stata rapida e pubblica: “Nelle scorse 24 ore siamo stati in contatto con un ingegnere di Twitter che ha pubblicato un problema con il suo telefono Pixel e WhatsApp. Crediamo che sia un bug di Android che raccoglie in modo errato le informazioni nella Privacy Dashboard e abbiamo chiesto a Google di investigare e porre rimedio alla questione“.
Secondo WhatsApp, dunque, non c’è nessun accesso notturno al microfono da parte di WhatsApp: è Android che ha qualche problema che gli fa credere che l’app di messaggistica spii i suoi utenti.
Google chiude la questione
A mettere la parola fine a questa vicenda, rassicurando tutti, è stata Google stessa che, al sito americano Engadget, ha inviato una nota ufficiale in cui conferma quanto ipotizzava Meta: “In base alle nostre recenti indagini, questo bug segnalato in Android che interessa gli utenti di WhatsApp produce indicatori e notifiche sulla privacy errati nella Privacy Dashboard. Stiamo lavorando per risolvere il problema“.
In tutta questa storia a fare una pessima figura è stato soprattutto Elon Musk, che con troppa leggerezza ha accusato WhatsApp (app con la quale ha ormai intenzione di competere direttamente) di gravi comportamenti lesivi della privacy.
Nessuna scusa ufficiale da parte del miliardario nei confronti di Meta, ma un ennesimo tweet che ha tanto il sapore di una ritirata con la coda tra le gambe: “Non fidarti di niente, nemmeno di niente“.