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Chi era Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio

Uno degli uomini che rimarrà nella storia dell'astronautica è Yuri Gagarin, l'astronauta russo che effettuò il primo viaggio nello spazio: ecco la sua biografia

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Yuri Gagarin Fonte foto: Shutterstock

Era il 12 aprile 1961, e l’URSS staccava ufficialmente gli Stati Uniti nella corsa allo spazio, con Yuri Gagarin a scrivere indelebilmente il suo nome nella storia. Alle 9:07, ora di Mosca, dalla base spaziale di Bajkonur in Kazakistan decollava infatti la Vostok-1, la prima navicella spaziale con equipaggio umano. In 108 minuti, la navicella andò a compiere un’orbita completa attorno alla Terra, per poi concludere il suo incredibile viaggio con successo.

Si inaugurava così l’era della corsa allo spazio e delle missioni celesti, in piena Guerra Fredda. All’interno della capsula c’era proprio Gagarin, appena 27enne, in seguito ribattezzato dall’opinione pubblica come il “Cristoforo Colombo dei cieli”. Un uomo dalla personalità complessa ma incredibilmente accattivante, e che divenne inevitabilmente il simbolo di un’epoca. Fino alla sua morte, quantomeno misteriosa, in uno sfortunato incidente aereo.

Chi era Yuri Gagarin: la biografia

Yuri Gagarin nacque il 9 marzo 1934 a Klušino, un villaggio nell’oblast’ di Smolensk, nell’allora Unione Sovietica. Era il terzo di quattro figli, e i suoi genitori erano impiegati come forza lavoro in una delle tante fattorie collettive che erano state create in Russia sul finire della rivoluzione del 1917: il padre Aleksej Ivanovič Gagarin era un falegname, mentre la madre Anna Timofeevna Gagarina faceva la contadina.

Come accadde a milioni di cittadini dell’Unione Sovietica, anche la famiglia Gagarin patì l’invasione nazista durante la Seconda Guerra Mondiale, e solo nel 1950 il giovane Yuri iniziò un apprendistato come fonditore in un’acciaieria vicino a Mosca, per poi iscriversi ad una scuola locale per giovani lavoratori, per seguire le lezioni serali di settima elementare. Dopo il diploma, conseguito nel 1951, studiò ancora per divenire un metalmeccanico all’istituto tecnico industriale di Saratov. Proprio qui, manifestò la sua passione per il volo e si iscrisse ad un aeroclub, dove prendeva lezioni nel fine settimana alternandole al suo duro lavoro come marinaio sul fiume Volga.

Come raccontato in seguito dalla figlia, Elena Gagarina, durante la Seconda Guerra Mondiale un aereo sovietico fu abbattuto vicino al paesino dove viveva proprio la famiglia Gagarin. L’allora giovanissimo Yuri e un suo amico salvarono il pilota e lo nascosero alle truppe naziste, fino al momento in cui non venne prelevato dalle truppe aeree. Fu proprio in quel momento che capì che sarebbe voluto diventare un pilota.

Nel 1955, Yuri Gagarin fu accettato alla scuola di volo militare di Orenburg, e due anni più tardi, con 166 ore e 47 minuti di volo accumulate, venne nominato luogotenente nelle forze aeree sovietiche. La sua carriera tra le forze dell’aeronautica russa era ormai in ascesa e, dopo aver espresso interesse per l’esplorazione dello spazio in seguito al lancio di Luna 3 del 6 ottobre 1959, la sua raccomandazione al programma spaziale sovietico fu approvata dal tenente colonnello Babushkin. Il 6 novembre 1959 venne promosso al grado di primo tenente, esattamente tre settimane dopo essere stato intervistato da una commissione medica per la candidatura al programma spaziale.

Yuri Gagarin: dallo spazio alla gloria

Il 1961 segnò un punto di svolta nella corsa allo spazio, già avviata da qualche anno tra le due superpotenze del tempo: USA e URSS. La competizione spaziale e la conseguente esplorazione del cosmo si erano inserite prepotentemente all’interno della rivalità ideologica e assieme tecnologica tra i due Paesi, soprattutto dopo in lancio in orbita per mano sovietica del primo satellite artificiale, Sputnik-1.

Fu però proprio il lancio della navicella Voskov-1, con a bordo Yuri Gagarin, a decretare la momentanea vittoria dell’URSS, che più volte aveva dimostrato la sua supremazia tra le stelle rispetto alla rivale. Gagarin, d’altronde, rappresentava il prototipo del “nuovo uomo” sovietico, dal profilo perfetto per incarnare il ruolo del cosmonauta che avrebbe conquistato lo spazio. In un periodo storico, quello della Guerra Fredda, delicatissimo per gli equilibri internazionali.

Per diventare un cosmonauta, dovette superare prove durissime dal punto di vista fisico e psicologico assieme ad altri 3460 candidati, tutti potenziali eroi dopo che il Cremlino diede via libera al progetto di inviare un uomo nello spazio, a seguito della celebre missione che vide coinvolta la sfortunata cagnolina Laika. Il candidato perfetto doveva vantare una serie di caratteristiche ben definite: non solo essere giovane e dalla forma fisica invidiabile, ma anche non più di un metro e settanta di altezza. Gagarin ottenne i punteggi migliori nelle fasi di selezione, e i suoi 1,57 metri di altezza gli permisero di essere l’uomo scelto dal governo URSS per compiere l’impresa a bordo della Vostok-1.

La mattina del lancio, Gagarin e German Titov, il cosmonauta di riserva, furono svegliati alle 5:30 del mattino. Fecero gli esercizi di routine, si lavarono e fecero colazione con carne trita, marmellata di more e caffè. Poi il duo indossò la sua tuta protettiva arancione e l’ormai iconico casco bianco con la scritta CCCP (URSS). Gagarin si fermò a fare pipì sulla ruota posteriore dell’autobus che trasportava i cosmonauti verso la rampa di lancio.

Da allora, questo è diventato un rito propiziatorio per tutti gli astronauti del Soyuz.“Si va!”, è questa la frase pronunciata da Yuri Gagarin alle 9:07 del 12 aprile 1961 quando, una volta chiuso il portellone, cominciò il decollo della navicella. Il volo durò 108 minuti: nove per entrare in orbita, e 99 per compiere un’intera orbita intorno alla Terra.

L’Eroe dell’Unione Sovietica

L’impresa di Yuri Gagarin ha dato senza ombra di dubbio il via ad una nuova era,aprendo la strada all’esplorazione del cosmo con equipaggio umano. Il volo della Vostok-1 viene ancora oggi celebrato in tutto il mondo ogni 12 aprile, con la Giornata internazionale del volo spaziale umano istituita dall’ONU nel 2011.

Al suo ritorno dal primo viaggio nello spazio, Gagarin venne accolto con i maggiori onori in patria – e non solo. Chruščëv gli conferì il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, la massima onorificenza dello Stato, assieme all’Ordine di Lenin. Intanto la sua fama internazionale esplose quando, come membro della “Missione di Pace”, viaggiò in tutto il mondo per due anni, raccontando la sua impresa. Incontrò re e personaggi politici di spicco, senza contare i tantissimi artisti e gli eccellenti scienziati.

All’improvviso tutti conoscevano la storia di questo ragazzo del popolo, figlio di un falegname e di una contadina, che era stato in grado di compiere un viaggio tra le stelle, segnando di fatto una nuova frontiera evolutiva sotto la bandiera socialista. Gagarin non tornò mai nello spazio, soprattutto dopo il fallimento della missione sovietica Soyuz-1, in cui era il pilota di riserva, che costò la vita al pilota titolare Vladimir Komarov poiché non si aprì il paracadute durante la fase di rientro nell’atmosfera terrestre.

Dalle umili origini, l’Eroe dell’Unione Sovietica era ormai un simbolo propagandistico troppo importante per essere esposto a qualsiasi tipo di pericolo. Vicedirettore e formatore del Centro per l’addestramento cosmonauti, che ora porta il suo nome, tra i tanti astronauti addestrò anche quella che da lì a poco sarebbe diventata la prima donna nello spazio, vale a dire Valentina Vladimirovna Tereškova. Gli fu comunque concesso di pilotare dei caccia, e finì per morire tragicamente proprio durante un volo di esercitazione il 27 marzo 1968, all’età di soli 34 anni.

La morte di Yuri Gagarin e le teorie

Yuri Gagarin era davvero il perfetto ragazzo semplice, affabile e di talento riuscito a sfondare con impegno e positività. Diversamente dai suoi colleghi, non fu mai coinvolto in qualche tipo di scandalo. Titov, il suo secondo pilota, ebbe sempre fama di ubriacone e donnaiolo, mentre gli atri tre astronauti del gruppo, quindi Grigorij Neljubov, Ivan Anikeyev e Valentin Filatiyev, furono addirittura espulsi in seguito ad una sbronza, cadendo in disgrazia e portando alla cancellazione delle loro immagini da qualsiasi foto ufficiale. La sparizione improvvisa e senza alcuna spiegazione dei tre astronauti russi contribuì alla nascita di numerose leggende attorno alla loro morte. Dicerie messe sempre a tacere dalle autorità.

Lo stesso è accaduto per la morte di Yuri Gagarin. Il pioniere dello spazio morì in seguito allo schianto del MiG-15 su cui si trovava assieme all’istruttore Vladimir Seryogin, per cause mai chiarite. Di conseguenza esistono diverse versioni sulla sua prematura scomparsa. Nel 2011, il governo russo rivelò i risultati di un’indagine per la quale la ragione più probabile della catastrofe fu una manovra brusca fatta per evitare di scontrarsi con un grosso pallone meteorologico.

Altre versioni, riferiscono di un attacco di cuore dell’istruttore, di una depressurizzazione della cabina, e addirittura dello schianto con un altro aereo. I complottisti, poi, sono arrivati a credere che, non essendo in grado di accettare il declino della sua carriera, Gagarin fu rinchiuso in un manicomio o che fu ucciso dal KGB per aver effettuato un volo non autorizzato. Oggi, le ceneri del cosmonauta sovietico si trovano all’interno del Cremlino, nella Piazza Rossa di Mosca.