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SCIENZA

Un bagliore ha squarciato il cielo: ecco cosa è successo

Uno strano e inquietante bagliore di colore verde ha squarciato il cielo di Giove: scienziati della NASA all'opera per studiare il fenomeno nel dettaglio.

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La missione Juno della NASA ha catturato delle immagini uniche del pianeta Giove che hanno rivelato un dettaglio piuttosto curioso: un inquietante bagliore ha squarciato il cielo del nostro gigante gassoso. Di cosa si tratta? Stando all’analisi delle suddette immagini, un fulmine si è formato al centro di uno dei tanti vortici che si formano vicino al polo nord del pianeta.

Fulmine su Giove, le immagini della NASA

Lanciata nel 2016 per osservare Giove e le sue lune, la missione Juno ha catturato le insolite immagini del fulmine che squarcia il cielo del pianeta durante il 31esimo sorvolo del gigante gassoso svoltosi il 30 dicembre 2020. Sono passati poco meno di tre anni da quell’evento, la cui “cattura” è stata resa possibile dalla incredibile vicinanza della navicella spaziale, che in quel momento si trovava a circa 32.000 chilometri dall’atmosfera di Giove e a una latitudine di circa 78 gradi.

Le immagini di Juno sono disponibili in un database online che qualunque curioso e appassionato può visionare e studiare ed è proprio grazie a uno scienziato, il dottor Kevin M. Gill, che qualche mese fa il fenomeno è apparso nitido di fronte ai nostri occhi. A partire dai dati grezzi della JunoCam installata a bordo del veicolo spaziale, Gill ha elaborato uno degli scatti più nitidi di sempre che ritrae tale fenomeno, non del tutto estraneo al pianeta Giove.

Perché si formano i fulmini su Giove

È risaputo che sulla Terra i fulmini siano fenomeni atmosferici scaturiti da due corpi con elevata differenza di potenziale elettrico e che nella gran parte dei casi partano dallo “scontro” tra nuvola e nuvola. Sono scariche elettriche facilmente osservabili in presenza di cumulonembi e fenomeni temporaleschi, per lo più a ridosso dell’equatore.

Su Giove è tutto completamente diverso. Nel 1979 la sonda Voyager individuò per la prima volta questi fenomeni sul gigante gassoso ma soltanto grazie a Juno abbiamo potuto appurare che si tratta di fulmini che poco (o nulla) hanno a che vedere con quelli terrestri. Come chiarito da uno studio pubblicato sul Journal of Geophysical Research: Planets ad agosto 2020, i fulmini gioviani hanno origine da nuvole contenenti una soluzione di acqua e ammoniaca, a differenza di quelli terrestri che hanno origine da nuvole d’acqua. Questo “mix” di acqua e ammoniaca porta in alcuni casi anche alla formazione di grandine ammoniacale (mushballs).

Juno e le prossime missioni della NASA su Giove

La missione spaziale della NASA non si ferma e si prepara ad avvicinarsi sempre più al pianeta Giove. Juno nei prossimi mesi sorvolerà il lato notturno del gigante gassoso, con una possibilità ancora maggiore di catturare i fulmini gioviani. “Oltre a cambiare continuamente la nostra orbita per consentire nuove prospettive di Giove e volare basso sopra il lato notturno del pianeta, la sonda infilerà anche l’ago tra alcuni degli anelli di Giove per saperne di più sulla loro origine e composizione”, ha affermato il dottor Matthew Johnson, responsabile del progetto per la missione Juno presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California.

Juno è una missione spaziale dotata di molteplici strumenti in grado di effettuare rilevamenti sotto la fitta copertura nuvolosa di Giove, cosa che rende possibile raccogliere dati inediti sulle origini del pianeta, sulla sua atmosfera e sui fenomeni meteorologici che la caratterizzano.

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