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Batosta su Facebook: l'abbonamento è l'unica soluzione?

Continua lo scontro tra Meta e l’UE sulla pubblicità comportamentale. L’unione minaccia sanzioni e il colosso della tecnologia potrebbe abbandonare il Vecchio Continente

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facebook Fonte foto: Yeamake / Shutterstock

Nei giorni passati l’Edpb, l’Autorità europea di regolamentazione dei dati (in pratica il Garante Privacy europeo), è tornata sul discorso delle pubblicità comportamentali (behavioural advertising) di Meta, ipotizzando di imporre all’azienda di Mark Zuckerberg il divieto di utilizzare tale strumento in Europa.

Chiaramente il colosso tecnologico, che guadagna dalla pubblicità personalizzata, non ha apprezzato la decisione, iniziando un botta e risposta con le varie istituzioni che si occupano di privacy nel Vecchio Continente.

Una “crisi diplomatica” che, al momento, non troverebbe una risoluzione pacifica, con Meta che potrebbe tornare a sbandierare la minaccia di abbandonare l’Europa o di offrire esclusivamente Facebook e Instagram in abbonamento.

Meta e la pubblicità comportamentale

La pubblicità comportamentale, utilizzata da Facebook e Instagram e anche da moltissime altre piattaforme online, consiste nell’osservare i comportamenti degli utenti, come abitudini di navigazione, le ricerche più frequenti e le app utilizzate, per creare profili per il targeting degli annunci pubblicitari.

Questo sistema, in sintesi, si occupa di profilare gli utenti, in modo da offrire loro solo pubblicità affini alle loro preferenze e che, dunque, potrebbero generare degli acquisti.

La recente decisione dell’Edpb riprende quanto accaduto in Norvegia (che in realtà non fa parte dell’Unione Europea) con Meta che ha ricevuto pesantissime accuse di violare la privacy dei cittadini tramite, appunto, la pubblicità comportamentale, ottenendo dati personali senza il loro consenso.

Come se non bastasse il governo norvegese, a partire dallo scorso agosto, ha inviato a Meta multe giornaliere di circa 90 mila dollari che, naturalmente, non sono state pagate e si sono accumulate nel tempo raggiungendo, ormai, cifre davvero record.

Partendo proprio da questa frattura anche l’autorità per la privacy europea ha puntato il dito sulla poca chiarezza riguardo la pubblicità comportamentale, invitando il colosso della tecnologia a dare una risposta al problema, con la minaccia di ulteriori sanzioni.

La risposta di Meta all’UE

In tutta risposta, Meta ha affermato più volte di aver collaborato con le autorità, annunciando gli ormai ben noti piani di abbonamento su Facebook e Instagram per eliminare la pubblicità, ma questa misura potrebbe non essere sufficiente a soddisfare gli standard europei.

Secondo Tobias Judin, capo della sezione internazionale dell’Autorità norvegese per la protezione dei dati, costringere gli utenti a scegliere se pagare un (costoso) abbonamento o rinunciare alla propria privacy non è una soluzione accettabile, perciò Meta dovrà con buone possibilità avanzare altre proposte per poter continuare a operare in Europa.

Dall’altra parte, però, il colosso della tecnologia punta i piedi e sostiene che la sua soluzione è in linea con quanto richiesto dall’UE e, se la proposta venisse bocciata, potrebbe decidere di abbandonare il Vecchio Mondo oppure di fornire i suoi servizi solo a pagamento.

Al momento, comunque, la frattura tra Meta e l’Europa è ben lontana dall’essere sanata e bisognerà attendere per capire come si evolverà la situazione e, soprattutto, per capire quale delle due parti in lotta cederà per prima.