Hanno decifrato i canti delle balene, la scoperta: seguono le regole del linguaggio umano
Alcuni scienziati hanno trovato dei suggestivi parallelismi tra il canto delle balene e il linguaggio umano, relativi soprattutto all'efficienza della comunicazione
Il modo di esprimersi e comunicare dell’uomo si è evoluto nel corso di milioni di anni: i suoni si sono via via articolati in parole, nate per poter individuare oggetti, concetti astratti e situazioni. Il linguaggio umano, dunque, è sicuramente unico nel suo genere. O, almeno, così sembrava prima che alcuni team di scienziati analizzassero più a fondo il canto delle balene.
Gli esperti, infatti, sono riusciti a decifrare le strutture sottostanti a queste melodie, scoprendo che seguono alcune leggi che, fino a oggi, si pensavano esclusive degli esseri umani. I canti delle balene, in particolare delle megattere, sono da sempre oggetto di fascinazione: questi suoni complessi sono noti per essere udibili a distanze incredibili, anche di migliaia di chilometri. Solo di recente, però, è diventato chiaro che non si tratta solo di note casuali.
I nuovi studi sul canto delle balene
Ebbene sì. Il canto delle balene segue schemi matematici e leggi linguistiche simili a quelle osservate nel linguaggio umano. A dimostrarlo sono, nello specifico, due studi, entrambi pubblicati su Science: il primo si focalizza proprio sulla struttura del canto, mentre il secondo fa luce sulla sua efficienza comunicativa. Entrambi gli studi sono frutto di una lunga e meticolosa analisi delle registrazioni acustiche delle melodie delle megattere: i ricercatori hanno trascorso anni raccogliendo dati e sviluppando metodi avanzati per segmentare e analizzare ogni singola nota.
Il primo studio, condotto da un team della St Andrews University capeggiato della biologa marina Ellen Garland, ha utilizzato gli stessi strumenti matematici impiegati per analizzare i linguaggi umani, riuscendo a suddividere i canti in unità di base, simili a parole o frasi. Questo approccio ha permesso di rivelare una regolarità sorprendente: i canti delle balene seguono un principio noto come Legge di Zipf, tipico proprio delle lingue umane.
Il secondo studio, condotto invece da alcuni ricercatori dell’Institute for Advanced Computational Science della Stony Brook University ha ampliato la ricerca, analizzando oltre 600.000 elementi sonori provenienti da 16 diverse specie di cetacei. Questi studiosi hanno scoperto che non solo le megattere, ma anche altri cetacei, seguono regole simili a quelle riscontrate nel linguaggio umano, come la Legge di abbreviazione di Menzerath che stabilisce che, con l’aumentare della lunghezza di una sequenza, la durata degli elementi che la compongono diminuisce. Ciò significa che anche i cetacei hanno sviluppato un sistema di comunicazione che ottimizza l’efficienza, proprio come il nostro linguaggio.
Le somiglianze con il linguaggio umano
Ma c’è di più: le somiglianze tra i canti delle balene e il linguaggio umano sono più profonde di quanto si potesse immaginare. Entrambi i team hanno rilevato che, proprio come accade nelle nostre discussioni e interlocuzioni quotidiane, i suoni più comuni appaiono con maggiore frequenza, mentre quelli più rari si distribuiscono in modo più sparso.
Ciò dimostra quello che dicevamo all’inizio: le melodie non sono soltanto una serie casuale di suoni, ma piuttosto un sistema organizzato con un proprio “vocabolario”, con una gerarchia di frequenze e strutture che facilitano la comprensione e la trasmissione del messaggio. Non è difficile immaginare come questo possa essere utile nel vasto oceano, dove la comunicazione deve essere chiara e facilmente comprensibile, anche a lunghe distanze.
Riusciremo a tradurre i versi degli animali?
Queste scoperte potrebbero farci viaggiare un po’ con la fantasia e farci chiedere se presto sarà possibile tradurre i versi degli animali come facciamo con le lingue umane. Nonostante i progressi, però, va precisato che i ricercatori sono ancora lontani dal riuscire a decifrare pienamente il significato di ogni singolo verso o nota emessa dalle balene, anche se il fatto che ci siano strutture e significati dietro questi suoni è ora molto più concreta.
Parlare di traduzione vera e propria, dunque, è ancora un azzardo. Da una parte è vero che gli studiosi potrebbero aver individuato una strada per interpretare i messaggi che le balene si scambiano tra di loro, ma dall’altra occorre tenere presente che ogni specie segue regole proprie, ancora difficili da individuare. Per il futuro più lontano, però, i giochi sono più che aperti: chissà, magari con l’avanzare della tecnologia e l’uso di algoritmi sempre più sofisticati potremo scoprire aspetti della comunicazione animale che, finora, erano rimasti nascosti.