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Cashback, chi sono i furbetti del POS da divano

Bastano pochi euro per mettere in atto una tecnica per scalare la classifica del Cashback: prima era un segreto, ma ora i furbetti escono allo scoperto.

Continua la scalata alla classifica del Cashback da parte dei furbetti, che con i metodi più fantasiosi riescono a fare decine di transazioni al giorno. Con l’ultimo aggiornamento della classifica è ormai chiaro che qualcuno gioca veramente al limite: in prima posizione c’è un utente con 1.757 transazioni valide in appena 59 giorni, con una media di quasi 30 acquisti al giorno.

Chi è in posizione 100.000 nello stesso periodo ne ha fatte 111, cioè 1,88 al giorno, che non sono poche ma almeno sono realistiche. Cosa c’è, allora, dietro al “maestro del Cashback” che viaggia a 30 transazioni al giorno? Qual è il suo metodo infallibile per essere primo nella classifica del Cashback di Stato? La risposta a queste domande si trova facilmente: sta su Facebook, nei principali gruppi dedicati al Cashback, e se prima se ne parlava a bassa voce e ci si limitava ad accenni molto generici adesso i “furbetti” iniziano a dirlo abbastanza chiaramente, con tanto di foto accompagnate da battute. La risposta è POS senza partita IVA e, ve lo anticipiamo subito a scanso di equivoci, è perfettamente legale.

POS senza partita IVA: come è possibile

Pochi lo sanno, ma tutti possono comprare un POS e aprire un account per ricevere denaro. La legge permette a chiunque di vendere qualcosa senza essere un commerciante e senza emettere scontrino, purché non lo si faccia in modo continuativo e professionale.

Giusto per fare un esempio pratico: abbiamo il garage pieno di cianfrusaglie e le vogliamo vendere al mercatino delle pulci, o ad amici e conoscenti. In cambio possiamo accettare denaro, o farci pagare con metodi elettronici. Cioè tramite POS. Il nostro commercialista, a fine anno fiscale, inserirà i guadagni tra i redditi da attività occasionali.

I furbetti del POS da divano

Visto che tutto ciò è assolutamente legale, qualcuno ha deciso di approfittarne. Così, dopo aver preso d’assalto i rifornimenti di carburante per fare pochi euro di benzina con decine di erogazioni pagate ad una ad una con la carta registrata sull’app IO, i furbetti hanno trovato un metodo più comodo, che non puzza di gasolio e che si può mettere in atto anche dal divano di casa.

Su Google è facile trovare chi vende i POS e acquistarne uno ad un prezzo molto basso. Una volta ricevuto il POS è sufficiente registrarsi con i propri dati (basta il codice fiscale, in assenza di Partita IVA) e iniziare a fare microtransazioni con una carta intestata a qualcun altro. Ogni transazione fatta sarà valida ai fini del Cashback, e se in realtà non si sta vendendo nulla qualcuno lo dovrà dimostrare.

Il POS più fotografato di Facebook

Il POS più fotografato dagli utenti dei gruppi Facebook dedicati al Cashback lo vende SumUp, società di pagamenti mobili con sede a Londra che ha sviluppato questa soluzione molto tempo prima dell’arrivo del Cashback di Stato italiano e la vende anche in altri Paesi con un fine ben più nobile: permettere agli hobbysti di ricevere transazioni elettroniche senza essere dei commercianti di professione.

Il POS in questione costa 29 euro più IVA e sfrutta la connessione di uno smartphone, al quale va accoppiato. Non ci sono costi fissi e su ogni transazione la società trattiene una commissione dell’1,95%. La transazione minima accettata è di 1 euro ed è valida ai fini del Cashback.

Ogni euro transato (sia che la vendita sia vera, sia che non lo sia) il titolare della carta riceverà a luglio il 10% di Cashback (per un massimo di 150 euro) e ogni transazione in più aiuta il titolare ad avvicinarsi ai 1.500 euro.

La risposta è un algoritmo

SumUp gestisce ogni giorno milioni di transazioni in 31 Paesi, dall’Europa al Brasile, e quelle dei furbetti italiani del Cashback sono una goccia in mezzo al mare. Abbiamo sentito SumUp per avere più informazioni su questa vicenda e l’azienda, che in questa vicenda non ha alcuna responsabilità, ci ha confermato che sta già mettendo in atto delle contromisure: “SumUp tiene a sottolineare che ogni utilizzo non conforme dei suoi servizi e dei suoi dispositivi è sottoposto da sempre all’analisi di algoritmi antifrode, ovvero all’attivazione del dipartimento Risk&Fraud – ci fanno sapere da SumUp ItaliaDove viene riscontrato il mancato rispetto dei Termini & Condizioni, SumUp si riserva la possibilità di intervenire secondo le modalità previste“.

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