Una "clessidra" marziana è stata fotografata dalla Nasa: di cosa si tratta veramente?
Ci sono ancora ghiacciai o resti su Marte? La "clessidra" scoperta dalla Nasa continua a dare speranza
La Terra ha lo sguardo rivolto sempre più verso Marte, che rappresenta il prossimo gigantesco step da compiere per la nostra crescita. Una rivoluzione tanto scientifica quanto evolutiva, ben più di quanto avvenuto con l’allunaggio.
Tutto cambierà quando avremo modo di analizzare il “pianeta rosso” di persona, stabilendo una base. Nel frattempo, però, si lavora a distanza grazie agli strumenti inviati nel corso degli anni. Ciò ci ha consentito di ottenere numerose immagini e dati di grande rilevanza, fino ad arrivare a una foto decisamente particolare, che ritrae quella che viene definita una “clessidra marziana”. Un nome decisamente particolare, che ovviamente fa riferimento a una specifica forma, più che allo strumento in sé. Detto ciò, proviamo a capire nel dettaglio di cosa si stia parlando.
Una clessidra su martedì
Iniziamo col dare delle indicazioni geografiche, per quanto ciò possa essere comprensibile a chi è distante milioni di km. Un giorno però tutto sarà diverso, quando riceveremo feed video streaming da lì. Potremmo avere a disposizione anche delle mappe nel corso degli anni (tanti).
Detto ciò, l’osservazione è avvenuta sul bordo orientale del Bacino di Hellas, nella Terra Promethei. Ancor più nello specifico, la struttura dalla particolare forma è stata avvistata a circa 38° di latitudine sud e 104° di longitudine est.
Ecco cos’è accaduto: una corrente di ghiaccio dall’enorme quantitativo di detriti, un ghiacciaio a blocchi (com’è definito, in quanto composto da numerose piccole rocce di dimensioni differenti), è fluita lungo un fianco del massiccio, fino in un cratere generatosi in seguito a un impatto.
Particolare la forma a scodella di quest’ultimo, che non è propriamente di piccole dimensioni, dal momento che raggiunge una larghezza di nove chilometri. La corrente di ghiaccio lo ha riempito quasi fino al bordo, confluendo in un altro cratere, largo in questo caso 17 chilometri ma 500 metri più basso.
Ghiaccio su martedì
È possibile parlare di ghiaccio su Marte? Il pianeta rosso è oggi ben diverso rispetto a come si presentava pochi milioni di anni fa. Al tempo, infatti, la superficie marziana, almeno per quanto concerne le medie latitudini, e in parte anche nei pressi dell’equatore, era modellata quasi totalmente dai ghiacciai.
La speranza dell’uomo, una volta raggiunto il pianeta, è quella di trasformare in maniera radicale l’idea che abbiamo di questo gigante, rintracciando i resti di quei giganteschi ghiacciai a basse profondità. Una sorta di residuo fossile. Ciò che la clessidra marziana offre, dunque, è una chiara traccia della modifica del territorio da parte di questi fiumi ghiacciati colmi di detriti. Questi rappresentano uno degli elementi di maggior interesse per la Nasa.
Sono visibili svariate creste concentriche, che sono di fatto molto simili alle colline di ghiaia che si generano quando un ghiacciaio in estensione spinge il materiale in avanti. Al suo ritiro, poi, il tutto resta lì. Siamo cacciatori sulle tracce del ghiaccio, è evidente, e ogni segnale è rilevante. Sono inoltre presenti strutture parallele, che somigliano a delle strisce. Queste vengono interpretate come colline di forma media, o per meglio dire morene, che hanno il pregio di indicare la direzione del flusso. Altre caratteristiche glaciali sono i solchi allungati, che si estendono per km, così come le colline allungate osservate sulla superficie delle creste montuose.