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L'AI stravolge i motori di ricerca ed è crisi per i creatori di contenuti

Con l’introduzione dell’AI i motori di ricerca sanno diventando dei motori di risposte. Come sta cambiando il web e cosa possono fare i produttori di contenuti

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I motori di ricerca stanno cambiando e grazie all’integrazione di nuove funzioni basate sull’intelligenza artificiale, come AI Overview di Google, sta cambiando anche il modo in cui gli utenti cercano in rete e di conseguenza il traffico sui siti.

Queste novità, infatti, seppur nate con l’idea di migliorare la user experience attraverso risposte più dirette e più complete direttamente nella pagina delle SERP, stanno avendo forti ripercussioni sulle visite con un impatto economico e in termini di visibilità non indifferente.

In che modo sta cambiando la ricerca sul web

Google e altri operatori di ricerca si stanno trasformando da motori di ricerca a motori di risposte, con i sistemi AI che vanno ad aggregare le informazioni prese dai siti Internet per fornire agli ut enti delle risposte esaustive direttamente nella pagina dei risultati. Questa capacità, pur offrendo una maggiore immediatezza, compromette progressivamente la funzione tradizionale del motore di ricerca che, fino a questo momento, aveva avuto il ruolo di “intermediario” per l’accesso alle fonti originali.

In poche parole, l’AI Overview e la Modalità AI stanno creando del contenuto, ma senza reindirizzare gli utenti verso i creatori di tale contenuto, con i risultati di ricerca tradizionali che vengono relegati in posizioni molto inferiori rispetto al solito.

A sostegno di questa tesi, un report di Similarweb (riguardante il mercato statunitense) che evidenzia una tendenza preoccupante per l’industria giornalistica dove colossi come il Wall Street Journal, HuffPost e Washington Post hanno registrato un calo drastico del traffico nella ricerca organica, con una riduzione degli accessi di oltre il 50% in soli tre anni. E questi sono solo alcuni dei dati condivisi che dimostrano chiamare come l’AI stia avendo un impatto pesantissimo per il settore dell’informazione che, da qui ai prossimi anni, potrebbe portare a un taglio dei posti di lavoro.

Al contrario, questo approccio è particolarmente efficace per quelle categorie di contenuti che beneficiano di risposte dirette e concise, come report di viaggio, ricette o recensioni di prodotti, dove l’utente cerca una soluzione immediata piuttosto che un’esplorazione approfondita delle fonti.

Come va ripensata la creazione di contenuti per il web

Di fronte a questa nuova evoluzione del web, gli editori stanno esplorando diverse strategie per mitigare l’impatto negativo. Alcuni come il già citato Wall Street Journal, si stanno orientando verso la fidelizzazione dei lettori e la promozione dell’accesso diretto ai propri contenuti. Altri cercano di diversificare le proprie fonti di reddito attraverso l’organizzazione di eventi e la promozione di modelli di abbonamento.

Altri invece, hanno optato per un approccio più smart, ripensando il proprio lavoro non più per l’utente che cerca informazioni ma per il motore di ricerca che ha bisogno di fonti attendibili per generare il proprio contenuto AI.

Dall’altra parte, c’è anche chi vede questa evoluzione di Google come un’arma a doppio taglio che potrebbe, paradossalmente, ritorcersi contro l’azienda di Mountain View.

Big G, infatti, ha sempre dichiarato che, nonostante sfrutti i contenuti pubblicati sui siti senza una remunerazione diretta, i fornitori traggono comunque un beneficio economico dal traffico che viene reindirizzato ai loro siti web (grazie all’advertising, naturalmente). Ma se questa tesi viene ribaltata dall’AI Overview, i gestori dei siti web potrebbero essere sempre meno interessati a consentire a Google l’accesso ai propri contenuti senza una compensazione tangibile, cosa che potrebbe portare a una ridefinizione delle relazioni tra i giganti della tecnologia e i produttori di contenuti.