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Temperature di giugno già 8 gradi sopra la media, perché il meteo preoccupa

Caldo africano da record già a giugno 2025 in Italia, la conferma di un clima che cambia con rischi per la salute, siccità e incendi.

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È arrivata la prima ondata di calore significativa del 2025, con un “debutto anticipato” a giugno e temperature previste oltre i 37°C. Questo caldo intenso, alimentato dall’anticiclone africano, persisterà almeno fino a metà mese. Non si tratta di un evento isolato, ma di un fenomeno che conferma una tendenza di riscaldamento accelerato: la temperatura media italiana nei primi 15 giorni di giugno è aumentata di circa +1,3°C nell’ultimo decennio. Il Mediterraneo è un hotspot del cambiamento climatico, con temperature che aumentano il 20% più velocemente rispetto alla media globale.

La prima ondata di caldo africano sull’Italia

Stando alle previsioni, le regioni del Sud e del Centro Italia, insieme alle Isole, sono destinate a subire l’impatto più significativo di questa ondata di calore, con picchi fino a 37°C – in particolare a partire dal 10 giugno – in Toscana, Lazio, Molise, Basilicata, Puglia, Sicilia, Sardegna e Calabria. Localmente, le temperature potrebbero persino toccare i 40°C nelle aree interne di Sicilia e Sardegna. Il bollettino meteorologico della Protezione Civile conferma valori massimi “molto elevati” in Puglia, Basilicata orientale e Sicilia ma anche il Nord Italia, sebbene in misura leggermente inferiore, ne è interessato.

Come riporta ANSA, Mattia Gussoni, meteorologo de iLMeteo.it, ha dichiarato che “al momento non si vede via d’uscita da questo blocco atmosferico almeno fino all’ultima decade del mese”. Dunque, il caldo intenso è principalmente attribuibile al rafforzamento e all’espansione dell’anticiclone subtropicale africano, un sistema dinamico di alta pressione di origine subtropicale continentale costantemente presente sul deserto del Sahara, dove determina una stabilità atmosferica continua e persistente, con un clima molto caldo e secco.

Questo “blocco atmosferico” non è altro che una configurazione particolare in cui l’anticiclone africano si estende per migliaia di chilometri, “proteggendo” di fatto quasi l’intero bacino del Mediterraneo e gran parte dell’Europa. In questa situazione, le condizioni meteorologiche rimangono quasi immobili per molti giorni, portando all’assenza di piogge nella maggior parte delle Regioni. L’Italia si trova “nel cuore di questa sorta di bolla alto pressoria”, che determina condizioni soleggiate e calde su mezzo continente, con piovosità al di sotto della media e temperature ben al di sopra della norma su tutta l’area mediterranea almeno fino al 16 giugno.

Impatto su ambiente e salute

Una situazione che è un chiaro segnale delle tendenze climatiche attuali. Le ondate di calore stanno diventando più frequenti, più intense e più durature a causa della crisi climatica e l’espansione e il rafforzamento dell’anticiclone africano sull’Europa meridionale e il Mediterraneo sono un fenomeno osservato con crescente allarme dagli scienziati, che lo collegano all’aumento delle temperature globali.

Allarme che si estende, ovviamente, sia all’ambiente che alla salute. La persistente alta pressione riduce le precipitazioni, causando siccità, particolarmente grave al Centro-Sud e in Sicilia. Così l’Italia rischia una riduzione del 40% delle sue risorse idriche senza tagli alle emissioni, mentre le alte temperature e la siccità aumentano il rischio di incendi boschivi e mettono sotto pressione le reti elettriche. Gli ecosistemi marini soffrono l’aumento delle temperature, con proliferazione di specie invasive e declino di habitat cruciali.

La situazione evidenzia l’urgente necessità di strategie di mitigazione (riduzione delle emissioni) e adattamento (pianificazione urbana, gestione idrica, sistemi sanitari). È fondamentale un approccio proattivo su tutti i livelli, con prevenzione a livello individuale e strategie di gestione a livello collettivo per proteggere la salute pubblica e gli ecosistemi.