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Diritti Serie A, addio esclusività? Cosa cambierebbe per gli abbonamenti

Cambiano gli abbonamenti per la Serie A? Cosa succederebbe con l'addio all'esclusività

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Diritti Serie A Fonte foto: IPA

La divisione dei diritti della Serie A nei prossimi anni potrebbe non seguire lo stesso canovaccio attuale. Ad oggi è DAZN a poter trasmettere in esclusiva l’intero massimo campionato italiano, mentre la programmazione Sky non può offrire altro che tre gare per turno. E se si dicesse addio all’esclusività dei diritti della Serie A? Cosa cambierebbe per il nostro calcio e, dal punto di vista dei tifosi, che conseguenze economiche ci sarebbero? E cosa cambierebbe per gli stipendi degli allenatori?

Diritti TV Serie B: rivoluzione intelligente

Nel 2021 la Lega di Serie B ha approvato l’offerta in forma non esclusiva, per quanto riguarda il triennio 2021-2024, delle dirette delle gare di campionato. Una soluzione risultata vincente al fine di rilanciare il prodotto, aumentando i ricavi e migliorando la qualità complessiva del campionato cadetto.

Sono tre le piattaforme che condividono i diritti di trasmissione delle gare di Serie B: Sky, DAZN ed Heilbiz. Ciò vuol dire aumentare le possibilità di scelta del pubblico, che può andare a caccia dell’offerta più conveniente. Non è detto che questa sia la più economica, in termini di pacchetto complessivo, ma avere tre opzioni aumenta le chance di individuare una proposta maggiormente in linea con le proprie necessità.

Scelta vincente sotto tutti i punti di vista, considerando come i guadagni per la Serie B siano di fatto raddoppiati, passando da 26,7 a ben 50 milioni di euro.

Addio esclusività diritti Serie A? Cosa cambierebbe

La lotta per l’assegnazione dei diritti TV di Serie A potrebbe essere ben differente dalle altre. Svariate le ipotesi avanzate, come la possibilità che la Lega del massimo campionato italiano desse vita a una propria piattaforma, producendo di fatto in casa l’intera programmazione sportiva.

La necessità di cambiare lo status quo è concreta e la prospettiva più realistica sembra proprio quella di porsi sullo stesso sentiero del campionato di Serie B. Le modifiche normative consentono alla Lega di lanciare una gara i cui esiti avranno valenza quinquennale, dalla stagione 2024-25 a quella 2028-29, a differenza del ciclo di tre anni cui eravamo abituati.

Una prospettiva che costringerebbe a definire strategie su lungo periodo. Il momento migliore per testare gli effetti benefici dell’addio all’esclusività dei diritti di Serie A per i broadcaster. Ciò perché ragionare su un arco temporale di cinque anni consente alle aziende di ammortizzare al meglio l’investimento effettuato. Una condizione che potrebbe portare ad alzare il livello delle offerte avanzate.

Un’eventualità di questo tipo dovrebbe inoltre riportare sul tavolo una vecchia discussione da tempo ignorata, quella della miglior distribuzione dei fondi ottenuti dalle televisioni tra le varie squadre. Un modo per rendere più competitive le cosiddette “piccole”, potendo permettersi differenti strutture, stipendi degli allenatori e dei calciatori più alti e obiettivi stagionali al pari delle “grandi”.

Per il momento i principali giocatori in campo sono in attesa di capire quali saranno effettivamente le regole del gioco. Di certo DAZN non si tirerà indietro, avendo puntato fortemente sul campionato italiano negli ultimi anni. Da capire quale sarà il piano d’azione di Sky, che pare aver virato con forza sulla Champions League.

In linea teorica i “giocatori” non mancherebbero, considerando Amazon Prime Video, Apple TV, Mediaset Infinity e non solo, ma non vi sono segnali concreti ad oggi. L’Antitrust aveva già fatto richiesta di una maggiore apertura della Lega di Serie A a svariate piattaforme. La concorrenza, infatti, offre vantaggi chiari agli utenti, che potrebbero ottenere prezzi più accessibili.

Un risultato che andrebbe a rappresentare una mano tesa verso la lotta alla pirateria, di recente al centro di una nuova legge, che prevede anche di risalire al soggetto che usufruisce di tali servizi illegali.

Più broadcaster in possesso degli stessi diritti si traduce in maniera quasi automatica in una concorrenza più sana per lo spettatore. Basti pensare al dominio di DAZN in termini di tariffe negli ultimi anni, trascorsi tra problematiche di segnale e aumenti economici giustificati dalla possibilità di condividere il proprio account.

Non è ancora chiaro se si avrà il coraggio di osare, mettendo in discussione l’intero sistema, ma di certo non c’è miglior momento del presente per fare questo salto che, grazie all’esempio positivo della serie B, è tutt’altro che nel buio.