Dopo il floppy disk, un altro componente sta per sparire dai PC
I dischi SSD conquistano sempre maggiori quote di mercato mentre i vecchi Hard Disk meccanici magnetici rischiano di sparire definitivamente
La tecnologia procede spedita a grandi passi e ciò che credevamo indispensabile fino ieri, oggi è superato e domani sarà inutile. Lo abbiamo sperimentato con i floppy disk da 3,5 pollici (e prima da 5,25 pollici, e prima ancora da 8 pollici): usati per moltissimi anni per archiviare e condividere file e poi sostituiti dai CD-ROM, DVD-ROM, Blu Ray e, infine, dalle chiavette USB e dai servizi in cloud.
A proposito di supporti di archiviazione: è proprio in questa categoria che troviamo una tecnologia prossima all’estinzione: i dischi rigidi tradizionali meccanici, cioè gli HDD magnetici, sempre più spesso sostituiti nei computer desktop e laptop dai dischi allo stato solido SSD. Di hard disk se ne vendono sempre di meno, mese dopo mese, trimestre dopo trimestre e i dati di Trendfocus lo certificano inesorabilmente. Le vendite di tutte le categorie principali di hard disk, nel secondo trimestre 2022, sono crollate: sia quelle dei dischi da 3,5 pollici per i server che quelli da 3,5 pollici per i PC desktop consumer che, infine, quelli da 2,5 pollici per i laptop e i mini PC. Ma non solo, perché a perdere sono tutti e tre i big del settore: Seagate, Toshiba e Westen Digital.
Dischi HDD: quanti se ne vendono
Il totale delle spedizioni di hard disk magnetici nel secondo trimestre 2022 si è fermato a 45 milioni di pezzi, con un calo del 16% rispetto al trimestre precedente e del 34,2% rispetto all’anno scorso.
I dischi per uso “enterprise” sono scesi di poco, totalizzando 2,5 milioni di pezzi venduti, mentre quelli di tipo “nearline storage” sono rimasti sostanzialmente stabili a 19 milioni. Il primo vero calo grosso delle vendite c’è stato nei dischi classici da 3,5 pollici per i consumatori finali: 13 milioni di pezzi, cioè -30%. Ancora peggio è andata ai dischi da 2,5 pollici per i laptop: -40%, con solo 11 milioni di pezzi venduti.
Nel complesso, Seagate ha venduto il 29,7% di dischi rigidi in meno, Toshiba è scesa del 42.8% e Western Digital del 34,6%.
Una tecnologia in estinzione
Indubbiamente cali così grossi dipendono anche dal fatto che, nei trimestri scorsi, le vendite di PC desktop e laptop (e quindi anche di dischi rigidi) sono state trainate dalla pandemia, mentre quelle di quest’ultimo trimestre non lo sono state affatto. Ma è chiaro che c’è molto altro dietro al crollo delle vendite degli HDD.
Innanzitutto l’obsolescenza di questa tecnologia, nata nel 1956 e ormai superata in tutto (tranne il prezzo) dalla tecnolodia allo stato solido SSD che è molto più veloce (sia in lettura che in scrittura dei dati), consuma meno energia e non fa alcun rumore. Poi l’obsolescenza dello stesso storage locale, cioè dell’archiviazione dei file su un dispositivo domestico con un disco dentro.
Da questo punto di vista a vincere (sia su HDD che su SDD, questa volta) è lo storage online dei servizi in cloud. Si dirà: sono in cloud, ma son sempre dischi. Vero, ma la gestione contemporanea dei dati di milioni e milioni di clienti permette di ottimizzare in modo incredibile la quantità di spazio richiesta: ogni utente ha un disco nel computer, di solito quasi vuoto, ma ogni server in cloud è vuoto solo il giorno in cui viene installato e messo in rete.