Libero
APP

Elon Musk si dimette da Twitter e cerca un pazzo da assumere

Elon Musk si dimetterà da CEO di Twitter dopo aver "perso" un sondaggio? Sì, ma quando e come vorrà lui

Pubblicato:

Elon Musk si dimette da Ceo di Twitter? Fonte foto: kovop58/Shutterstock

Il gioco dei sondaggi, cavallo di battaglia di Elon Musk su Twitter, questa volta si è rivelato un boomerang: il nuovo proprietario del social, nfatti, è stato bocciato dai suoi stessi utenti quando ha chiesto loro di decidere se avesse dovuto restare a capo dell’azienda (nel ruolo di CEO), oppure fare un passo indietro e lasciare il ruolo a qualcun altro.

Il “popolo sovrano” ha deciso: il 57,5% dei 17.502.391 votanti gli ha detto di andarsene, mentre il 42,5% gli ha chiesto di restare CEO. Musk, con una mossa astuta come al solito, ha risposto al sondaggio con un tweet che dice tutto e niente: “Mi dimetterò da CEO non appena troverò qualcuno così pazzo da accettare il lavoro! Dopodiché, gestirò solo i team software e server“. In parole povere: Musk si dimette, ma quando lo dice lui

Elon Musk resta CEO

La risposta di Elon Musk, che suggerisce che si dimetterà da CEO di Twitter quando troverà qualcuno pronto a gestire il social acquisito un paio di mesi fa, ha scatenato una quantità enorme di risposte (anche se sono inferiori ai cuoricini): c’è chi ha inviato il proprio curriculum, chi un meme, chi lo supplica di ripensarci.

In realtà Elon Musk non sembra intenzionato a mollare la poltrona di CEO di Twitter a breve, anche perché al momento non sembra avere un sostituto per il ruolo. La situazione di Twitter, in questo momento, è talmente complicata che non sono in molti ad aspirare al ruolo di Musk anche perché, è chiaro, alla fine dovrebbero assumersi loro la responsabilità per aver fatto ciò che vuole Musk.

Musk gestisce Twitter a modo suo

In circa due mesi di gestione Musk, che è entrati in Twitter con un lavandino in mano dicendo “Fatevene una ragione“, non si è fatto mancare nulla: dai richiami dell’Unione Europea e degli azionisti di Tesla, agli inviti dell’ONU a rispettare i diritti umani dopo i licenziamenti di massa, il blocco dei profili dei giornalisti e una gestione molto strana della privacy.