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SCIENZA

Emerse le tracce di un antichissimo animale: hanno quasi 4 milioni di anni

Sette impronte ritrovate sul letto di un fiume hanno dato vita a una scoperta eccezionale: appartenevano a un antichissimo animale ormai estinto.

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Sette impronte di un uccello ormai estinto sono state riportate alla luce in Nuova Zelanda, per l’esattezza dal letto del fiume Kyeburn nell’Isola del Sud. E sì, è davvero qualcosa di eccezionale. Nello studio pubblicato sul Journal of the Royal Society of New Zealand, i ricercatori del Museo Tūhura Otago, dell’Università di Otago, della Victoria University di Wellington e di Aukaha hanno confermato che si tratta delle tracce fossilizzate di un antichissimo moa, risalenti a quasi 4 milioni di anni fa.

Le impronte di moa ritrovate in Nuova Zelanda

Il moa era un uccello di enormi dimensioni e incapace di volare, vissuto durante il tardo Quaternario, che in alcuni casi poteva raggiungere i 3 metri di altezza. Molto somiglianti a tacchini giganti, generalmente le femmine erano più grandi dei maschi ma tutti gli esemplari, a prescindere dal sesso, nel tempo sono stati in grado di adattarsi ad habitat molto diversi tra loro, dalle aree a grandi altitudini fino alle foreste o alle praterie. I moa non erano soltanto animali incredibilmente particolari, ma anche tra le specie vitali per la sopravvivenza dei Maori. Lo sono stati fino a circa 600 anni fa, quando si sono definitivamente estinti.

Tutto questo rende ancor più affascinante la scoperta avvenuta sul letto del fiume Kyeburn nell’Isola del Sud in Nuova Zelanda, dove nel 2019 in modo del tutto casuale un uomo che portava a passeggiare il suo cane si è accorto di quelle strane tracce, evidentemente appartenenti a un uccello. Quel che non avrebbe potuto immaginare è che si trattasse delle antichissime impronte fossilizzate di un moa, passate alla storia come le prime impronte di questo animale che siano mai state trovate nell’Isola del Sud.

A partire da questo ritrovamento i ricercatori hanno cominciato a porsi diverse domande. Quanto era alto e pesante questo uccello? Di che varietà di moa si trattava? Quanto tempo fa camminava in quella zona? Finalmente hanno potuto trovare tutte le risposte che cercavano, spiegate minuziosamente nello studio pubblicato sul Journal of the Royal Society of New Zealand dal titolo The moa footprints from the Pliocene – early Pleistocene of Kyeburn, Otago, New Zealand lo scorso 14 novembre.

L’antichissimo moa vissuto quasi 4 milioni di anni fa

“Ci vuole molta fortuna nella fossilizzazione delle impronte: le condizioni dovevano essere assolutamente perfette affinché queste tracce fossero preservate, e dovevano essere di nuovo a posto per esporre i fossili senza distruggerli” ha affermato Kane Fleury, curatore di scienze naturali presso il Museo Tūhura Otago e autore principale dello studio.

Grazie a un raffinato metodo di datazione con nuclidi cosmogenici utilizzato per aree costiere e letti fluviali, il team composto dai ricercatori del Museo Tūhura Otago, del Dipartimento di Geologia dell’Università di Otago, dell’Università Victoria di Wellington, dell’Organizzazione australiana per la scienza e la tecnologia nucleare e di Aukaha ha stabilito che le sette impronte sono state lasciate da un membro della famiglia Emeidae, molto probabilmente del genere Pachyornis, datandolead almeno 3,6 milioni di anni fa. Come se non bastasse, in modo del tutto inaspettato i ricercatori hanno anche individuato un’unica impronta “solitaria” appartenente a un secondo moa della famiglia Dinornithidae del genere Dinornis, che comprende la specie più grande di moa finora conosciuta.

Come ha spiegato lo Kane Fleury, la gran parte dei resti e delle impronte di moa ritrovati sono recenti in termini geologici e non superano i 10.000 anni. Le sette impronte di Kyeburn con i loro 3,6 milioni di anni offrono, dunque, uno sguardo raro su un periodo di evoluzione di queste specie ancora inesplorato. “La loro età ci dice due cose fondamentali: le impronte sono la seconda più antica testimonianza fossile di moa e, date le dimensioni dell’impronta solitaria dei Dinornithidae, i moa avevano raggiunto le loro leggendarie dimensioni gigantesche nel Pliocene”, scrive l’Australian Nuclear Science and Technology Organisation.

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