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L'esplosione di un vulcano sottomarino potrebbe aver danneggiato lo strato di ozono: l'allarme

Allarme per un vulcano sottomarino dalla potenza di un'esplosione nucleare: sta danneggiando lo strato di ozono che ci protegge

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L'esplosione di un vulcano sottomarino Fonte foto: 123RF

A gennaio 2022 il vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai ha eruttato con una forza che ha dell’incredibile. Una potenza tale da richiamare quella di un’arma atomica, finita nel mirino degli scienziati impegnati in studi sul riscaldamento globale.

Un’esplosione senza precedenti

La comunità scientifica sta analizzando gli impatti climatici di una delle più grandi eruzioni vulcaniche della storia. Un processo che ha avuto inizio a dicembre 2021, culminando in un pennacchio che si è innalzato su due isole disabitate del Pacifico meridionale, il cui nome è Hunga Tonga e Hunga Ha’apai.

A esplodere è stato un vulcano sottomarino, che ha generato la forza di una grande arma nucleare. Il tutto è avvenuto il 13 gennaio 2022 e ancora una volta il 15 gennaio 2022. Un rapporto del NOAA ha spiegato come una quantità record d’acqua marina sia stata lanciata. Si stimano 150 milioni di tonnellate. Una parte ha addirittura raggiunto la stratosfera.

Gli scienziati sostengono che queste due eruzioni hanno di fatto avviato decine di nuovi studi sui cambiamenti climatici. Di seguito spieghiamo nel dettaglio quali sono le motivazioni alle spalle di tutto ciò.

Le analisi degli esperti

La comunità scientifica si chiede se il mix chimico delle eruzioni sia in grado di infliggere danni a lungo termine allo strato di ozono che protegge la Terra. Il cloro nel pennacchio potrebbe reagire con l’acqua e degradarlo parzialmente. Si potrebbe inoltre guardare al vapore acqueo espulso dal vulcano come a un gas serra.

Altro aspetto interessante di questo vulcano attivo, dalla potenza immane, è che il pennacchio potrebbe aiutare a determinare se sia possibile o meno geoingegnerizzare le nubi di anidride solforosa. Si tratta di un gas contenuto nel pennacchio, che consentirebbe di generare ombre su alcune sezioni della Terra, tutelandone dal riscaldamento globale.

Non è fantascienza, sia chiaro. Si tratta di qualcosa che gli scienziati sono già riusciti a creare. Ciò è riuscito però soltanto con nuvole relativamente piccole. Studiare l’impatto di una nuvola molto grande può però aiutare in tal senso. Potremmo riuscire a contribuire in maniera attiva a ridurre le temperature, riflettendo la luce solare che proviene dallo spazio.

Ecco le parole di Karen Rosenlof, del Chemical Sciences Laboratory della NOAA: “Si tratta di una sorta di test di validazione dei nostri modelli climatici”. Avvisata in tempo dell’eruzione, ha potuto portare un gruppo di esperti, “armati” di strumentazioni portati di nuova concezione, sull’isola francese Reunion, nell’Oceano Indiano.

La distanza è di quasi 13mila km dall’eruzione, ma il gruppo è giunto pronto per il lancio di palloni meteorologici. Con la loro strumentazioni sono stati in grado di misurare il contenuto di un pennacchio tanto insolito, in movimento grazie ai venti provenienti da Hunga Tonga.

Uno studio, di cui Rosenlof è coautrice, ha mostrato come il pennacchio si sia sviluppato tre volte più velocemente rispetto alle condizioni stratosferiche normali. Ha dunque trasportato un quantitativo del tutto inaspettato di particelle di grandi dimensioni. Un’analisi così conclusa: “Il pennacchio ha creato le condizioni ideali per una rapida riduzione dell’ozono“. Tutto ciò potrebbe tendere la mano ai ricercatori, per saperne di più sugli squarci dello strato che ci protegge e su come si sono sviluppati. Un esempio? L’apertura sopra il Polo Sud.

Altri studi sono in arrivo, con quello previsto dal Protocollo di Montreal che giungerà nel 2026. L’accordo internazionale richiede dei test periodici sulle emissioni potenzialmente dannose per la stratosfera. Secondo la NASA, l’esplosione dell’Hunga Tonga è stata la più grande mai registrata in ambito sottomarino.