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SCIENZA

La Luna di Plutone ha un polo rosso, e ora gli scienziati sanno perché

Una macchia rossa, perfettamente visibile, svetta sulla Luna di Plutone. Per anni gli scienziati si sono chiesti cosa fosse e soltanto di recente il mistero è stato risolto.

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Quanti misteri racchiude il nostro universo? Tanti, tantissimi, difficili da enumerare. Eppure, alcuni di essi sono sempre più a portata d’uomo: l’osservazione scientifica, le ricerche e gli studi, infatti, possono svelare segreti che non pensavamo di poter conoscere. È quanto accaduto, per esempio, alla macchia rossa che svetta sulla Luna di Plutone.

Per anni e anni, la presenza di questo “berretto” rosso è stata avvolta dal mistero. Ribattezzata Mordor Macula, questa chiazza color ruggine su una luna dal colore lattiginoso aveva sollevato non pochi quesiti. Che adesso, grazie i dati racconti dal  Southwest Research Institute e dalla missione New Horizons della NASA, sembrano avere delle risposte.

La scoperta della Mordor Macula

Ma facciamo un passo indietro. Il fatto che Plutone non sia più considerato un pianeta (dal 2006) non lo ha reso meno degno di attenzione. Anzi: negli ultimi anni si sono susseguiti diversi studi per stabilirne l’orbita (definita instabile e caotica) e per osservare qualcosa che non esiste su nessun altro pianeta: i suoi criovulcani, ovvero vulcani di ghiaccio. La temperatura di Plutone, infatti, è gelida e la sua superficie è prevalentemente ghiacciata.

Nel corso delle osservazioni di Plutone, però, l’attenzione degli scienziati non ha potuto fare a meno di soffermarsi sui suoi satelliti: Caronte, Stige, Notte, Cerbero e Idra. Caronte è stato in breve ribattezzato come la Luna di Plutone ed è diventato velocemente il più osservato per due ragioni fondamentali. La prima è la peculiarità della sua rotazione, sincrona a quella di Plutone, che in passato aveva fatto considerare l’ipotesi che si trattasse di un pianeta doppio.

La seconda è la macchia rossa che sembrava richiamare la regione inospitale di Mordor de Il Signore degli Anelli (da qui il nome ufficiale Mordor Macula) e che sembrava davvero inspiegabile: Caronte, infatti, è sulla carta formato da roccia blanda, cristallizzata, bianca e ghiacciata. A rendere più strana la presenza di questa macchia, poi, c’era il fatto che non si trovasse in un punto qualsiasi del satellite, ma proprio su uno dei poli.

Il polo rosso della Luna di Plutone

All’inizio, la Mordor Macula della Luna di Plutone non è stata del tutto osservabile. Gli strumenti a disposizione erano ancora insufficienti e non c’era una messa a fuoco valida per poterne sapere di più. Essendo Plutone e Caronte tra i posti più freddi e ghiacciati nell’universo, alcuni scienziati ipotizzarono che si trattasse di una sorta di gioco di riflessi.

Di fatto però né la sua persistenza sul polo né tanto meno le sfumature che digradano potevano essere giustificate da luci esterne, ma a lungo non è stato possibile indagare oltre: ci sono voluti decenni prima di avere un punto di osservazione privilegiato.

Gli studi sul pianeta nano sono andati avanti a rilento ed è solo di recente che la missione New Horizons della Nasa è riuscita a restituire dei dati molto più chiari e delle immagini più accurate che, insieme, hanno fatto sì che la macchia avesse finalmente una spiegazione.

Una macchia d’atmosfera

Grazie alla New Horizons e agli studi Center for Laboratory Astrophysics and Space Science Experiments del Southwest Research Institute, sono state determinate le ragioni della macchia rossa. La cosa più interessante è la prima ipotesi, quella riguardante riflessi e rifrazioni, non era del tutto sbagliata.

Pare infatti che la responsabile di questa particolare colorazione sia la tolina, una macromolecola copolimerica che si forma per via dell’azione delle luci ultraviolette sulle molecole di metano presenti nell’atmosfera di Caronte. La cosa più interessante è come queste molecole di metano arrivino sul satellite.

Sì, perché sempre secondo gli scienziati del Southwest Research Institute, Caronte e Plutone condividono, oltre alla rotazione, anche delle drastiche ondate di calore/freddo stagionali. Questo fa sì che alcune molecole di metano si liberino da Plutone per arrivare a Caronte, dove si congelano. Nello scongelarsi ciclico, vengono rilasciate nell’aria,

Le molecole di metano, per altro, provengono da Plutone, arrivano sulla superficie di Caronte e lì congelano, prima di sciogliersi, disperdersi e venire irradiate dalla luce ultravioletta. Un gioco di luci, sì, come si era supposto all’inizio. Ma non solo, perché la tolina crea anche un materiale organico appiccicoso che resta su Caronte. Ed è così, dunque, che il polo rimane tinto di rosso.