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Cosa sappiamo delle strane macchie scure apparse su Marte: sembrano ragni, ma cosa sono?

Una colonia di ragni spaziali su Marte? Le macchie avvistate sono in realtà tutt'altro: ecco cosa

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La sonda europea Mars Express ha fotografato delle strane macchie sul pianeta rosso. Le immagini sono divenute rapidamente virali, dal momento che il cervello umano le registra come una prova di un’assurda colonia di ragni spaziali. Inutile dire che la risposta è ben altra e di seguito ve la riportiamo.

Ragni su Marte

Le foto circolate su Marte, frutto dell’opera della sonda europea Mars Express, hanno lasciato libera di vagare la fantasia di milioni di persone. Facile immaginare migliaia di ragni giganteschi percorrere la superficie del pianeta rosso.

A primo impatto sembrava davvero d’aver ottenuto le prove di una colonia di aracnidi alieni, posta in una zona misteriosa di Marte, che gli scienziati hanno denominato “la città inca”. Ci sono tutti gli elementi per una storia da cinema, insomma.

É stata però proprio l’Agenzia spaziale europea (Esa) a spiegare la realtà delle cose. Purtroppo la versione ufficiale è incredibilmente meno misteriosa di quello che avremmo voluto, o almeno avrebbero voluto gli appassionati di film horror spaziali.

La spiegazione ufficiale

Non sono mai state creature, quelle macchie registrate sulla superficie gelata del pianeta rosso, come tutti hanno ragionevolmente compreso. Un effetto ottico che ha trasformato in aracnidi dei veri e propri geyser di anidride carbonica, intrappolata nel ghiaccio.

Tale processo ha inizio ogni volta che l’inverno di Marte cede il passo alla primavera. Ciò avviene in maniera simile a quanto si verifica sulla Terra. Sotto questo aspetto, infatti, il pianeta rosso è il gemello del nostro. Grazie alla sua inclinazione riesce a vantare delle stagioni similari a quelle terrestri.

I raggi del Sole colpiscono la superficie ricoperta di ghiaccio, liberando l’anidride carbonica che a lungo è rimasta intrappolata tra gli strati sottostanti. La pressione si accumula notevolmente, fino a divenire poi tanto forte da riuscire a spezzare anche le lastre più resistenti (a loro volta “ammorbidite” dal Sole). L’arrivo in superficie avviene poi con estrema velocità, portando materiale scuro fatto proprio da CO2, il che regala questo spettacolo disturbante.

La pressione del gas gli consente di schizzare in alto per chilometri, il che di fatto genere un geyser. Non è però esattamente questo momento a essere divenuto virale, bensì quello relativo alla ricaduta. Le fontane di anidride carbonica, una volta ripiovute sulla superficie, compongono dei “ragni giganteschi”. Le dimensioni sono a dir poco notevoli. Basti pensare che il diametro va dai 45 metri al chilometro.

La città inca

Come detto, il tutto è avvenuto nell’area denominata città inca. Questo è un nomignolo, che si affianca a quello ufficiale, ovvero Labirinto angusto (Labyrinthus angustus). È un’area vicina al polo sud di Marte, con un diametro di 86 km.

Città inca deriva dal suo reticolo geometrico, che attraversa l’intera area. Da subito notato grazie alle immagini ad alta risoluzione della sonda Mars Express, lanciata nell’ormai lontano 2003. Il tutto, visto dall’alto, sembra quasi un sito archeologico. Qualcuno si è dunque divertito a paragonarlo alle rovine di una civiltà perduta.