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Netflix: condividere la password diventa reato?

Il fenomeno della condivisione delle password, un tempo ampiamente tollerato da Netflix e dalle altre piattaforme di streaming, sarà aspramente contrastato a partire dal 2023

netflix password Fonte foto: rafapress / Shutterstock

Condividere la password di Netflix, ma anche delle altre piattaforme di streaming, è un reato civile e penale perché costituisce una violazione delle leggi sul copyright e, di conseguenza, chi lo fa si espone ad una lunga serie di conseguenze, anche molto importanti. Ma deve essere Netflix, o qualunque altro servizio simile, ad iniziare l’azione legale.

E’ quanto ha dichiarato l’IPO, l’Intellectual Property Office del Governo britannico, ma il ragionamento è applicabile quasi in ogni parte del mondo Italia compresa perché, di fatto, ovunque ci sia una piattaforma di streaming c’è anche una legge sul copyright, altrimenti tale piattaforma non avrebbe alcun perimetro normativo all’interno del quale operare.

Password condivisa: reato civile e penale

E’ la prima volta che un ente governativo si esprime in maniera così esplicita sulla questione della condivisione delle password e, se ciò è successo, è una conferma del fatto che il fenomeno ha raggiunto ormai dimensioni allarmanti, che impattano sull’economia.

La posizione dell’IPO in merito è molto chiara: "Esistono una serie di disposizioni di diritto penale e civile che possono essere applicabili in caso di condivisione di una password, se l’intento è quello di consentire a un utente di accedere a opere protette da copyright senza pagare il dovuto".

Tuttavia, l’IPO specifica anche che "Laddove queste disposizioni sono previste dal diritto civile, spetterebbe al fornitore di servizi agire attraverso i tribunali, se necessario". In caso di reato civile, quindi, senza una richiesta di Netflix (o di un altro servizio simile) non si può agire contro l’utente che "scrocca" la password.

In caso di reato penale, invece, le cose cambiano da Paese a Paese e, ad esempio, in Italia l’azione del giudice sarebbe obbligatoria. Nel caso del Regno Unito, invece, ad occuparsi del caso sarebbe il CPS, cioè il Crown Prosecution Service (equiparabile al nostro Pubblico Ministero).

Alla BBC un portavoce del CPS ha dichiarato che "Qualsiasi decisione di accusare qualcuno per la condivisione delle password per i servizi di streaming verrebbe esaminata caso per caso […] Come per tutti i casi, se vengono deferiti al CPS da un investigatore per una decisione di accusa, il nostro dovere è di avviare procedimenti giudiziari laddove vi siano prove sufficienti per farlo e quando è richiesto un procedimento giudiziario nell’interesse pubblico".

Cosa farà Netflix

Per lungo tempo Netflix ha tollerato ampiamente la condivisione delle password, addirittura l’ha quasi incoraggiata. A marzo 2017, ad esempio, l’account ufficiale di Netflix twittava "L’amore è condividere una password". Poi, gradualmente, il fenomeno è diventato un problema.

Oggi Netflix stima che non meno di 70 milioni di persone nel mondo usino il servizio senza pagarlo, un numero pari ad un terzo degli abbonati complessivi. Nei piani dell’azienda di Reed Hastings per il 2023 c’è una lotta molto forte alla condivisione delle password, ma non si parla ancora di denunce e tribunali.

C’è, invece, una strategia basata su due mosse: la prima è offrire un’alternativa d’abbonamento economica agli utenti, grazie alla pubblicità nei contenuti, la seconda è una soluzione tecnica che rende più difficile condividere la password.

La prima soluzione, secondo i primi dati, è un flop mentre la seconda sarà implementata nel corso del 2023 e consiste nell’invio di un codice allo smartphone associato all’abbonamento. Tale codice serve per sbloccare la vision ogni volta che Netflix crede che l’utente stia usando il servizio senza pagarlo. Se il cellulare registrato non è lo stesso di chi sta guardando, allora è probabile che ci sia un caso di condivisione di password.