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Netflix condiviso, la festa è finita

Il primo trimestre 2023 sarà ricordato come quello dell'arrivo del "paid sharing" su Netflix: addio alle password condivise, ora le "case" si pagano

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Il 2023, per Netflix, sarà un anno importante: sarà infatti l’anno della maturità, durante il quale tutte le novità preparate nel 2022 per affrontare la (nuova) concorrenza proveniente dalle altre piattaforme verranno implementate pienamente. E, di conseguenza, dovranno dimostrare che funzionano e che portano ai risultati sperati. Quella che forse è la più importante, tra queste novità, si chiama “paid sharing“.

Netflix: cosa vuol dire “paid sharing”

Basta una traduzione letterale per intuire cosa intenda Netflix con “paid sharing“: è la “condivisione a pagamento“, cioè la monetizzazione delle tanto famose password condivise.

Da anni, infatti, milioni di utenti nel mondo risparmiano sui costi di abbonamento condividendo le password (e il prezzo da pagare ogni mese) con amici, parenti e vicini di casa.

Inizialmente Netflix ha tollerato e persino “apprezzato” gli utenti che condividevano la password, ma progressivamente ha cambiato idea. Indimenticabile il tweet, lanciato dall’account ufficiale di Netflix su Twitter il 10 marzo 2017: “Love is sharing a password“, cioè “L’amore è condividere una password“.

Il problema, però, è che gli innamorati della password condivisa sono diventati 100 milioni nel mondo, a fronte di 230 milioni di abbonati paganti. Siamo circa ad un terzo di persone che vedono Netflix senza pagarlo, quindi, e questo a Netflix non va più bene.

Nell’ultima relazione sui risultati finanziari, per questo, Netflix ha ufficializzato ciò che era nell’aria da mesi: entro il primo trimestre 2023, quindi entro fine marzo, verrà implementata su larga scala la condivisione a pagamento delle password.

Netflix: il meccanismo delle case

Netflix ancora non spiega come verrà gestita, nella pratica, la condivisione a pagamento. In diversi Paesi, e in particolar modo sul mercato sudamericano, sono però già in corso da mesi degli esperimenti in merito.

Il meccanismo scelto è quello delle “case“: ogni volta che l’abbonato si collega a Netflix con le sue credenziali, ma con un indirizzo (IP, ma anche fisico) diverso allora è molto probabile che si tratti di password condivisa.

Il sistema, in questo caso, blocca la visione sul secondo dispositivo fino a quando l’utente non inserisce un codice inviato sullo smartphone del titolare dell’abbonamento. E’ chiaro che, se i due non sono la stessa persona e/o non sono nella stessa casa, condividere la password diventa molto più difficile.

Dove questo esperimento è andato più avanti è già arrivata anche l’opzione per aggiungere una casa a pagamento: in pratica si paga un tot al mese e quell’indirizzo precedentemente bloccato torna disponibile.

Netflix: quanto costeranno le case aggiuntive

Tutto il succo della questione sta in questa domanda: quanto dovremo pagare per aggiungere una casa all’abbonamento Netflix?

La domanda è importante, perché la risposta vale anche per le seconde e terze case dell’abbonato e non solo per la condivisione della password con amici e parenti.

Il meccanismo appena descritto, infatti, scatta anche se l’abbonato si trasferisce temporaneamente al mare, in montagna o dovunque egli abbia un’altra casa. Per ognuna di queste case dovrà pagare.

Gli esperimenti attualmente in corso in giro per il mondo prevedono il pagamento di 2,99 dollari in più al mese per ogni casa da aggiungere. E, ad essere più precisi, dovremmo anche dire che con questa cifra non si paga una casa, ma un singolo dispositivo.

Se a casa a mare avremo due televisioni, quindi, dovremo pagare il doppio e, infine, non tutti gli abbonamenti permetteranno di aggiungere lo stesso numero di case/dispositivi: con il piano Base potremo aggiungere una sola casa in più, con il piano Standard fino due case e con il piano Premium potremo aggiungere tre case.

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